A proposito di poesia e prosa...
Giuseppina Aiello
Nei giorni appena trascorsi la nostra cittadina ha vissuto momenti luminosi all’insegna di un avvenimento culturale importante che ha portato ad Acri illustri personaggi della cultura e del giornalismo televisivo in occasione del Premio Vincenzo Padula, evento che, purtroppo, si svolge ogni due anni. Tale importante avvenimento quest’anno si è arricchito anche per la presenza di poeti e scrittori locali che nei tre giorni precedenti ha reso più piacevole la nostra cittadina. Giorni vissuti all’insegna della cultura, dunque. Ma, spenti i riflettori sui “grandi forestieri” - che pur riportandoci con i ricordi al Premio Padula quando li rivediamo in TV - ad allietarci, davvero, in modo reale, restano i nostri poeti e scrittori locali, con i quali quando ci si incontra per le vie di Acri, è possibile persino scambiarsi un caloroso saluto.
A ridosso dell’avvenimento di cui sopra, mi sono trovata a discutere con un esperto di conoscenze poetiche che, a suo competente parere, poneva l’interrogativo se, scrivendo in versi, si crei poesia o prosa. A suo dire la poesia non si può definire tale semplicemente se nei versi si posiziona un punto e si va a capo. Al che io, che ho pubblicato due sillogi poetiche senza lo schema metrico di terzine o quartine, mi sono detta: “Oh perbacco!, vuoi vedere che i miei versi, privi pure di rima baciata, non sono poesie ma prosa! Allora i giudizi, molto lusinghieri, ricevuti per le mie sillogi intitolate La mia valvola di decompressione e Odore di ricordi, sono dunque fasulli? Forse chi li ha espressi non aveva chiaro il concetto di Poesia e di Prosa?” Per rispondere a questi interrogativi sono andata alla ricerca del termine Poesia e, dall’enciclopedia UNIVERSALE CURCIO, nota 167 del volume VII riporto fedelmente quanto segue: “Poesia (dal latino e dal greco “fare, produrre”). Il termine si contrappone a prosa e indica, nella più semplice delle accezioni, l’espressione, artisticamente resa, del proprio pensiero secondo norme dettate dalle leggi metriche; in altri termini è l’arte di comporre versi. In realtà, l’espressione metrica non è condizione essenziale della poesia: anche in tempi antichissimi, requisiti della poesia furono la nobiltà del concetto, la vivacità dei moti del sentimento, la mobilità della fantasia, ancor più dello schema metrico del quale la moderna poesia è venuta via via spogliando per assumerne, per così dire, uno, unico e irripetibile, proprio di ogni singolo componimento. Sussiste una suddivisione tradizionale della poesia, che ha finalità contingenti di catalogazione e di didattica, non certo valore critico, e si ha così una distinzione esterna della poesia in epica, lirica, drammatica, didascalica, ecc., che se può essere valida tuttora per la produzione classica, è oggi criticamente inefficiente, tanto più che la poesia è oggi intesa, dopo la lezione crociana, come suggestione estetica e fantastica, espressione dell’intuizione lirica, tutt’uno con essa, e si oppone a "non poesia", a letteratura e ad "arte". D’altra parte l’estetica moderna supera la distinzione formale di prosa e poesia come espressioni diverse per scoprire, nell’una come nell’altra, se vi sia la soggettività, l’unicità espressiva dell’autore, la liricità del suo mondo, e in che grado, se i concetti si risolvono in poesia o non si risolvono; e si comprende quindi come vana sia la distinzione tra materie poetiche e materie prosastiche, quando ogni espressione, nel passaggio dall’astratto al concreto, salga alla poesia esclusivamente attraverso la forza lirica dell’autore.” Fonte: Enciclopedia Curcio, nota 167, volume VII pubblicato nell’aprile 1969 a Bergamo. |
PUBBLICATO 18/11/2013
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