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Intervista a Rocco Papaleo

Foto © Acri In Rete
Piero Cirino
Nell’ambito del Premio Padula, oggi pomeriggio sarà ad Acri l’attore Rocco Papaleo, premiato nella sezione “Il Sud nel cinema”.
Rocco, oggi esiste una peculiarità meridionalistica nel cinema?
Essere meridionaleè un forte imprinting, che oltretutto vivo con un certo orgoglio. Non so se oggi si possa parlare di una cinematografia meridionale, per via di una certa contaminazione dovuta
anche alla globalizzazione.
Rispetto al passato si fanno discorsi più universali, anche se personalmente traggo molta linfa dalle mie radici.
Sei lucano, quindi vicino di casa dei calabresi. Che rapporto hai con la nostra regione?
Ho studiato un anno Ingegneria ad Arcavacata ed è stata un’esperienza che mi ha messo in contatto con la Calabria e i calabresi a tutto spiano. Ho avuto bellissimi rapporti e ho conosciuto con una certa profondità i calabresi. Sono un lucano di confine, quindi posso dire, senza cadere nella retorica, di vivere con una certa intensità i rapporti con la Calabria.
Hai lavorato con tantissimi registi. Hai esordito con Monicelli e coltivato una certo rapporto con Pieraccioni. Ce n’è qualcuno che ha esaltato particolarmente le due doti?
Ammesso che ci sia, non te lo dirò mai: l’arte della diplomazia è vitale in questo mondo.
E’ ovvio comunque che con qualcuno mi trovo meglio. In ogni caso, devo dirti, senza fare torto a nessuno, che con Pieraccioni ho un rapporto speciale. Ho fatto sei film con lui e si può dire che ci sia un idem sentire molto particolare.
Con “Basilicata coast to coast” hai esordito in regia, ottenendo anche il “David di Donatello”, nella sezione “Miglior regista esordiente”. E’ una strada che ti senti di percorrere fino in fondo?
Questo tocca a voi dirlo. Io avevo un’esigenza artistica: esprimermi in una storia molto personale. Nel tempo ho poi consolidato l’idea di esprimermi anche attraverso la regia e la scrittura e spero di poter continuare.
Sei un artista poliedrico e uno spazio significativo, come dimostra anche “Coast to coast”, lo ha acquisito pure la musica. Anche questa dimensione può essere approfondita?
Mi hanno sempre attribuito un certo eclettismo e forse è vero. Tutte queste espressioni artistiche sembrano esperienze apparentemente distanti, ma marciano parallelamente, sono complementari e si alimentano a vicenda.
Il mio percorso abbraccia tutte queste linee, ma marcia in un’unica direzione.
In cosa sei impegnato attualmente e quali i tuoi prossimi progetti?
Intanto rimango ancora aggrappato al film “Una piccola impresa meridionale”, ancora nelle sale. Il film è ancora seguito e ha già fatto un buon risultato, quindi, volendo parafrasare l’ambientazione della pellicola, è ancora il mio faro.
Un film uscirà a inizio gennaio e ci sono molte altre cose a cui sto lavorando, ma ci sarà tempo e modo per parlarne. Per il momento voglio concentrarmi su “Una piccola impresa meridionale”, a proposito di pellicole dal forte accento meridionalistico…


PUBBLICATO 11/11/2013





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