I motivi del dissesto finanziario
Piero Cirino
La delibera della Corte dei Conti n. 71/2013, licenziata lo scorso 17 ottobre, è un impietoso atto di accusa alla gestione finanziaria del Comune di Acri.
Il dissesto appare all’orizzonte, nonostante l’organo di controllo abbia dato ulteriori trenta giorni, a far data dal 31 ottobre, da quando cioè il Comune ha ricevuto la delibera, per mettere in atto quei correttivi già indicati nel maggio scorso. Quindi il Prefetto dovrà assegnare all’ente un termine, non superiore a venti giorni, per la deliberazione del dissesto. Questo riguarda il rendiconto 2011, ma nella delibera si indicano delle tendenze storiche, soprattutto negli ultimi anni. Per la Corte dei conti “l’ente è afflitto da una gigantesca massa debitoria, sia in termini di competenza che di cassa”. Tre gli elementi che fondamentalmente concorrono a questa situazione: residui passivi (di cui euro 2.190.262,10 per debiti certi, liquidi ed esigibili esistenti al 31 dicembre 2012 e non ancora estinti alla data dell’11 ottobre 2013), anticipazione di cassa (4.878.192,13) e debiti fuori bilancio (4.990.868,38). Per la Corte dei conti “praticamente impossibile risulta, nei prossimi anni, il regolare pagamento dei residui passivi esistenti e dei debiti ancora da riconoscere. Altrettanto impossibile risulta la restituzione delle anticipazioni di tesoreria e la ricostituzione dei fondi vincolati utilizzati”. Il Comune di Acri “ha palesemente utilizzato, nel corso degli ultimi anni, in modo non conforme alla relativa ratio, le anticipazioni di tesoreria e i fondi vincolati. Tali strumenti, di carattere eccezionale e volti a fronteggiare momentanee esigenze di cassa, sono stati utilizzati dall’ente come mezzo ordinario di reperimento di liquidità per compensare la propria incapacità di riscuotere”. A tale situazione debitoria, “già tutt’altro che rosea, si affianca la presenza di ingenti residui attivi (sostanzialmente dei crediti), talvolta vetusti, che l’ente non riesce a riscuotere”. E qui si arriva a uno dei problemi più spinosi: la scarsa riscossione delle entrate. Quindi, “la situazione finanziaria del Comune di Acri presenta quasi tutti gli indicatori di una situazione di squilibrio finanziario in grado di determinare il dissesto dell’ente. Sono infatti presenti squilibri nella gestione dei residui; mantenimento in bilancio di residui attivi sopravvalutati, risalenti e inesigibili; crisi irreversibile di liquidità con ricorso sistematico ad anticipazioni di tesoreria (e fondi vincolati) di notevole entità; ingenti debiti fuori bilancio; sopravvalutazione di entrate, presumibilmente inesigibili o insussistenti”. Inoltre “nessuna rilevanza può essere attribuita alle elezioni amministrative avvenute nel 2013 e alle questioni di incompatibilità sollevate in sede di convalida degli eletti al consiglio comunale. Si tratta di elementi più volte invocati dal Comune per giustificare la propria sostanziale inattività a seguito della deliberazione n.24/2013 di questa Sezione”. Per la Corte dei conti “le problematiche esistenti non sono sorte improvvisamente e dovevano, da anni, essere adeguatamente affrontate dall’ente così come più volte richiesto da questa Sezione”. Il Comune di Acri avrebbe potuto evitare il dissesto, come ricorda l’organo di controllo. Infatti, “nonostante quanto riportato, l’ente non ha fatto ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale ( o predissesto). Il ricorso a tale procedura avrebbe potuto ipoteticamente consentire, sia pure in un lungo arco di tempo, il graduale risanamento dell’ente. Si precisa che l’ente non può più avvalersi di tale procedura a seguito della deliberazione n.24/2013(delibera di maggio ndr) di questa Sezione, in quanto, con tale deliberazione, è stato assegnato all’ente un termine per le misure correttive”. In sostanza il ricorso al predissesto andava fatto prima del 24 maggio. |
PUBBLICATO 11/11/2013
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