W la crisi!
Fabio De Marco
La crisi è un momento di rottura, il superamento di un limite. E’ un campanello di allarme che (nelle relazioni, nei rapporti di coppia, nel bilancio di un’amministrazione, nei processi di produzione) ci avverte che le cose, così come sono, non possono andare avanti. La crisi in cui ci moviamo da qualche anno è percepita e subita come crisi economica anche se, in primo luogo, è sociale, culturale, psicologica e politica: impone il superamento del paradigma neoliberista prevalente.
Dal momento che il denaro è percepito come valore di scambio, e non come il prodotto di specifiche relazioni di produzione e riproduzione del valore, gli usurai più o meno legali (banche e cravattari) sguazzano nella crisi ridefinendo meccanismi di accumulazione e di potere. Se il sistema del debito/credito come potere disciplinare (che ha soppiantato la lotta del rapporto capitale/lavoro salariato) si è riprodotto inalterato da secoli, assumendo oggi un ruolo centrale, è forse perché il concetto materiale di debito “schulden” (dovere) è associato a “schuld” (colpa), cioè al dovere di onorare il debito per l’ errore di averlo contratto. Così la questione del debito (pubblico e privato) è affrontata in maniera totalmente acritica come “colpa”, senza sviluppare un’analisi genealogica dell’evento a partire dal problema per come si pone nel presente. Emblematico è l’esempio degli apologeti della politica dei sacrifici che, dividendo l’ammontare del debito pubblico sul totale della popolazione, quantificano un corrispettivo debito individuale senza tener conto che i cittadini vantano anche un credito pubblico verso il governo centrale e locale. Per Wikipedia* l'usura “(parola latina per interesse) è la pratica consistente nel fornire prestiti a tassi di interesse considerati illegali, socialmente riprovevoli e tali da rendere il loro rimborso molto difficile o impossibile, spingendo perciò il debitore ad accettare condizioni poste dal creditore a proprio vantaggio, come la vendita a un prezzo particolarmente vantaggioso per il compratore di un bene di proprietà del debitore, oppure spingendo il creditore a compiere atti illeciti ai danni del debitore per indurlo a pagare”. Il fenomeno dell’usura assume ad Acri la forma del pettegolezzo** più che della denuncia, ma a quanto pare gli effetti e le vittime sono reali. Le modalità non convenzionali delle pratiche nostrane che, probabilmente, sostituiscono ai tirapiedi forme pseudo – legali di sopraffazione, fanno pensare all’usura come il riflesso del modo di produzione capitalistico dominante***. Viva la crisi, se riusciamo a coglierne le opportunità, contrastando i poteri che nella crisi muovono per accumulare risorse per spoliazione, rinegoziare diritti, deregolare le garanzie democratiche, intensificare lo sfruttamento dei lavoratori, espropriare beni comuni. Viva la crisi, se nella crisi riusciamo a costruire assieme la forza antagonistica adeguata al nostro tempo ed ai nostri bisogni. * https://it.wikipedia.org/wiki/Usura ** Indiscrezioni, dichiarazioni in Consiglio comunale, volantini anonimi. *** Che, fondato sull’ ”appropriazione privata del prodotto del lavoro altrui” (Marx), continua a succhiare valore in modo parassitario dal lavoro vivo, occultando, con il contratto di lavoro, la fictio juris dello scambio lavoro contro salario. |
PUBBLICATO 25/10/2013
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