L'arte di Michele Coschignano, pittore della gaiezza
Roberto Marano
Parlare di Michele Coschignano è per me motivo di soddisfazione, poiché so di presentare un’artista serio, tutto proteso per la conquista di un mondo pittorico per lui sempre nuovo, in quanto lui vive nell’Arte ed opera nell’Arte, quando è libero dagli impegni ospedalieri.
Questo mondo rievoca e sollecita in lui una dolcezza nella pennellata, un animo sensibile, rendendo incantevoli paesaggi marini, personaggi pervasi tutti di luci vive e chiare, che parlano sommessamente, rivelando di più il suo carattere semplice, modesto, e direi quasi umile così come dovrebbero essere i veri artisti. Quanta poesia, quanta spontaneità erompe dalle sue tele. Al superficiale tutto passa inosservato, all’occhio vigile ed attento nulla sfugge, lasciando l’osservatore, incantato da una fantasia originale che tanto sa trarre dalla natura e dalla realtà che lo circonda. Michele Coschignano, a mio avviso, guardando attentamente le sue opere, si può definire il pittore della gaiezza, perché la sua pittura non si rivela come un linguaggio ermetico, bensì come un linguaggio accessibile a tutti. Dalle tele sprigionano variopinti colori, che oltre a dare vita al soggetto, ricalcano quella sensibilità che è specifica dell’artista. Osservando una qualsiasi tela, percepiamo la sensazione di una festa di colori; sembra che tutte le tele intonino una dolce sinfonia, scaturita da note modulate e crescenti perché si è attratti dall’armonia esterna di una policromia felice, quasi a farci rivivere il carattere gioioso e chiassoso del nostro tempo, dei luoghi incantati, profusi di colori vivi e palpitanti come un tramonto dorato, un cielo terso o un mare azzurro. La sua pennellata incarna la freschezza ineguagliabile e l’incanto inedito dell’opera di getto, confermando al dipinto forza e vigore. |
PUBBLICATO 01/10/2013
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