PD, le ragioni di una crisi

Piero Cirino
La questione delle incompatibilità in consiglio comunale e la polemica sui debiti del Comune hanno acceso un cono d'ombra sulla crisi del Partito Democratico.
La sconfitta alle Comunali dello scorso giugno ha acuito tensioni interne che il clima elettorale aveva solo sospeso, ma queste non hanno innescato un dibattito interno. Al contrario, sembrano aver messo la sordina a una discussione che avrebbe dovuto avere toni accesi e che invece ha rappresentato la cartina di tornasole di una crisi che potrebbe avere conseguenze devastanti per quello che fino a poco tempo fa era il primo partito della città. L'eclissi del Pd, che in consiglio comunale ha un solo rappresentante, ha origini lontane e che solo in apparenza conducono alle Primarie dello scorso dicembre. In quella circostanza si consumò un duro scontro interno che portò paradossalmente quello che si riconosceva nel vincitore della competizione a essere minoranza nel partito. Una convivenza difficile che è tra gli elementi che hanno determinato la rovinosa sconfitta alle elezioni. Il Partito Democratico non ha tratto le dovute conseguenze neanche dai risultati delle Politiche di fine febbraio, che pure contenevano i germi di una una sconfitta che non sarebbe tardata ad arrivare. Una lettura troppo benevola di quei dati ha senz'altro cristallizzato una situazione interna lontana dalla realtà politica che avrebbe costituito l'humus della campagna elettorale primaverile. Certo, la caotica situazione regionale del partito non ha aiutato, ma la crisi acrese ha elementi locali determinanti Dopo la sconfitta di giugno il partito non ha neanche fatto l'analisi del voto, chiamando a pronunciarsi gli iscritti. Vi è stata una sola riunione del direttivo in luglio, ma è cosa diversa da una discussione a tutto campo che includa tutta le componenti della galassia democratica. L'opposizione all'amministrazione comunale si è limitata alle riunioni del consiglio comunale, senza che nessuna voce del partito estranea alle assise municipali in questi mesi si sia alzata. La liquefazione del Partito Democratico, che si sta consumando lentamente, pone a chi in questo progetto credeva inquietanti interrogativi, anche perché passa inosservata ai vertici provinciali e regionali. E qui si apre un altro fronte non meno problematico, perché la confusione che regna in Calabria non garantisce precisi referenti cui rivolgersi. Il doppio turno elettorale di quest'anno ha consegnato una condizione politica lontana da quella che aveva portato alla celebrazione del congresso nello scorso autunno. Questo significa prenderne atto, perché, al di là di una inutile caccia alle streghe, se si vuole ripartire è necessario farlo da una analisi impietosa che non si limiti solo alla sconfitta, ma che indaghi anche le dinamiche più profonde che a quella sconfitta hanno portato. Fonte “Il Quotidiano della Calabria” |
PUBBLICATO 13/09/2013

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