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I cretini e le leggi

Foto © Acri In Rete
Leonardo Marra
A parlare di certi argomenti bisognerebbe mettersi una cotta di maglia d’acciaio perché si rischia l’attrazione degli strali da parte di qualcuno che non la pensa come te.
In effetti alcuni argomenti sono molto delicati ed anche abbastanza complessi, perché frutto di retaggi culturali secolari che hanno prodotto nelle menti il deleterio concetto di “diverso”, a prescindere che questo aggettivo si riferisca al colore della pelle, agli orientamenti sessuali , a quelli politici, alle capacità cognitive dell’individuo, al suo stile di vita o alla sua capacità/volontà di essere parte di una società. Argomenti delicati, quindi, che presuppongono una certa dose di equilibrismo, nella trattazione, per non dare adito a interpretazioni errate e speculazioni (sempre in agguato).
Ma veniamo al dunque.
Alla base di tutta la dissertazione sull’omofobia, che in questi ultimi giorni pre-agostani sta infiammando la nostra classe politica, vige il principio del vivere civile che, in Italia come nel resto del mondo, è regolamentato per legge. Ciò che però bisogna tenere presente è che noi italiani nella globalità (per quanto ci sforziamo di ritenerci europei) siamo un popolo vincolato ancora ad una cultura sessista, omofoba ed intollerante. Mi viene in mente uno studio fatto anni or sono sulla predisposizione degli italiani ad imprecare utilizzando frasi che contengono riferimenti, appunto, omofobi e sessisti.
Pensate ad una lite tra ragazzi (a qualunque latitudine). La prima fase del diverbio, utilizzata per colpire l’avversario, consiste nell’offesa (con frasi più e meno colorite) ai parenti di sesso femminile (sessuofobia?), nella seconda c’ è il ricorso a quella che ancora oggi viene recepita come una occasione di offesa personale e dunque il ricorso ad espressioni che ricordano le tendenze sessuali “non tradizionali” (omofobia?). Nella terza fase si arriva alle vie di fatto con l'ausilio delle mani (intolleranza ed incapacità di dialogo?).
Certi comportamenti non si eliminano per legge (o almeno non solo). In paesi europei a vera vocazione universale (esempio: i Paesi nordici) si sancisce per legge ciò che è acquisito ormai da tempo per mentalità. E’ come dire:” abbiamo una legge che non serve a noi, ma a tutti coloro che si troveranno sul nostro suolo affinché possano avere un riferimento comportamentale”.
E mi fanno pena quelli che prima di iniziare un discorso affermano: ”premesso che molti dei miei amici sono omosessuali”. Ma che significa “premesso”? Ma sta proprio qui la discriminazione! Chi si sognerebbe di dire: “premesso che molti miei amici sono uomini” oppure “premesso che molti miei amici sono donne” o “premesso che molti dei miei amici sono caribù ed ippopotami”. Gli amici sono amici e basta! Nel momento in cui si fa una distinzione si sta già discriminando.
Detto questo, comprendo anche i dubbi di chi non si trova d’accordo con i principi di questa legge.
Immaginate due persone che si altercano. L’uno dice all’altro: “sei un idiota”. Fino ad oggi questo poteva essere la base della presentazione di una denuncia per insulti. Da domani, se l’altro fosse un omosessuale, ci sarebbe l’aggravante omofoba. Vado oltre. Immaginate che lo stesso tizio dica all’altro: “sei un idiota ed un gay”. Questo insulto avrebbe connotazioni omofobe e dunque rientrerebbe nella nuova legge, se l’altro fosse gay ci sarebbe l’aggravante della discriminazione. Questo, a mio avviso, non è una affermazione di parità, ma l’attribuzione ad una parte della cittadinanza (pur sempre minoritaria) di una valenza maggiore rispetto agli altri. Infatti non credo, alla luce di questa nuova legge, si possa avere lo stesso trattamento per chi profferisca un insulto del tipo: ”sei un idiota ed una femminuccia”.
A me sembra che si finisca sempre per applicare la solita vecchia ed incomprensibile legge del: “tutti gli uomini sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri”.
Ci sono leggi sul maltrattamento degli animali, dei minori e delle donne, sul maltrattamento degli anziani, dei portatori di occhiali e di protesi dentarie, leggi sul maltrattamento dei cincillà nel periodo della riproduzione e degli orsi polari circolanti con targa dispari. A quando un decreto sul maltrattamento della legge?
Ma davvero si può pensare che basti legiferare per estinguere certi comportamenti asociali? Che si possa dire: ”da domani l’Italia è un paese moderno” per il semplice fatto di avere introdotto una particolare normativa dimenticando, o facendo finta di non conoscere, l’esistenza di una parte del paese che prima di tutto va educata al cambiamento ed alla quale non serve imporre leggi che non capisce, perché così si aggravano le divisioni e si accentua l’intolleranza.
Davvero pensiamo che basti imporre per decreto l’estinzione dei cretini per fare in modo che le loro mamme diventino di colpo sterili?

PUBBLICATO 25/07/2013





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