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Con “I pesci rossi”, tra metafora e filosofia, il poeta Angelo Minerva ci ricorda l’essenza del vivere

Foto © Acri In Rete
Luisiana Ruggieri
Ho letto con molto interesse la nuova raccolta del poeta acrese Angelo Minerva dal titolo “I Pesci Rossi”, Editore Book Sprint, e devo dire che sono rimasta colpita dal suo modo nuovo, originale di scrivere. Quest’opera, che io definirei in modo più appropriato un “poemetto”, rappresenta un vero capolavoro della letteratura italiana contemporanea, in quanto sono pochi coloro che mediante versi poetico-filosofici riescono ad esprimere così appieno i propri personali sentimenti.
L’autore ha grande talento e nella sua opera, che pure potrebbe sembrare a prima vista intimistica, si riesce anche a percepire come le trasformazioni politiche e sociali abbiano negli ultimi anni apportato cambiamenti profondi nella cultura e nella mentalità: “[…] spontanee rivolte / senza senso // acquisto / di beni inutili, fallimenti, / crolli di borse e vendette di trust…”.
La poesia di Angelo Minerva è per lo più priva di punteggiatura, così come accade nella raccolta “L’allegria” di Ungaretti, e non è un caso imbattersi nei seguenti versi: “[…] Dante ti annoia // non riesci a spiegarti / la finzione d’amore / medievale // Beatrice è lontana // solo per il ‘M’illumino / d’immenso’ ungarettiano / senti una spontanea / simpatia // la sua sfacciata / brevità / ti attrae / non la voragine / d’infinito / che apre / inesorabile / nella mente”. Inoltre ai diversi componimenti mancano i titoli, ed anche questa particolarità colpisce il lettore.
In verità ci si trova di fronte a dei versi “filosofici” che spingono a riflettere sulla realtà della vita, sul suo inesorabile fluire e sull’importanza dei sentimenti: sogno, illusione, amor di patria … .
Il sogno. “Il foglio ridiventa nave, / aereo, / manualità liberatoria / che si ripete / accomunando le generazioni, / i padri, le madri, / i figli…”. Quanti di noi da piccoli hanno fatto la loro barchetta di carta che, una volta messa nel catino con l’acqua, sarebbe durata solo una frazione di secondo? Il sogno… com’è bello sognare! Ma ecco che nell’età adulta i sogni svaniscono e… nasce l’illusione.
L’illusione. “[…] annientato lo spazio / il tempo imbroglione / si fa gomitolo // ce l’hai in pugno / e poi ti sfugge // era solo illusione?”.
Il poeta sa essere bambino e, nello stesso tempo, adulto. Infatti Pascoli sosteneva che in ogni uomo ci fosse un fanciullino che, cioè, si riuscisse a preservare una parte dell’innocenza originaria, unico strumento valido a conoscere la vera essenza della realtà; ma io potrei affermare che solo pochi hanno il privilegio di salire sulla vetta, come diceva Plotino, e guardare con l’occhio della mente.
La maturità. Ormai il tempo scorre ed ecco che il poeta ancora una volta riesce a stupirci: “Viene la stagione / altra / da quelle conosciute: // non è la verde primavera / né l’estate turchina / né l’annoiato autunno / e neanche l’inverno / animato da farfalle di neve // è il grigiore pertinace / degli anni per sempre / fuggiti, / l’odore ammuffito / dei ricordi per sempre / perduti // ormai la vita che resta / è un fragile fiore / in piena tempesta”.
Il poeta non parla solo di sogno, di illusione, del nostalgico trascorrere del tempo, ma con delicatezza si accosta alla Metafora, ed è proprio qui la chiave del libro “I Pesci Rossi”.
La metafora. I pesci vivono in un acquario, non conoscono il mondo che li circonda, ma se per un attimo l’acquario si rompesse, se quel confine vitreo venisse infranto da un possente impeto di libertà, riuscirebbero finalmente a vedere oltre, a immergersi nella realtà vera, acquistando la consapevolezza del loro esistere e la propria individualità. Quindi, la conoscenza vera come meta del vivere umano, come tensione morale ed alto messaggio universale: ecco un insegnamento che da “maestro” il poeta offre a chi dà ascolto alle sue parole colme di senso e di sentimento.
Il poeta-filosofo ha aperto il sentiero, ora sarà l’uomo a percorrere la strada che lo condurrà alla verità.

 



PUBBLICATO 10/07/2013





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