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Ho avuto un incubo...

Foto © Acri In Rete
Elio Coschignano
La notte scorsa ho avuto un incubo: mi sembrava che Acri fosse diventata lo scenario de “La fattoria degli animali” di George Orwell. Siamo negli anni 70’. Conclusasi la fase “rivoluzionaria” di grandi sognatori come Giuseppe Antonio Arena, se ne apriva una nella quale Acri ripiombava nella cementificazione selvaggia, nella distruzione del Centro Storico e tant’altro. C’era qualche amministratore che si era financo permesso una casa abusiva. Un Sindaco zelante, non ha esitato un attimo a mettersi la fascia e buttare giu’ quella casa, sancendo la fine di un’esperienza amministrativa. Dei Grandi comunisti degli anni 50’ e 60’ non erano rimasti che pochi esemplari come Angelo Rocco e Giuseppe Abbruzzo, Peppino Scaramuzzo, Armando Algieri e pochi altri. Un loro amico di sempre, Faustino Occhiuti, era scomparso qualche anno prima. Anche il senatore Spezzano se ne andava in una fredda mattina di inizio primavera. Emergeva qualche arrampicatore, bravo nel predicare e assai oculato nell’amministrare il comunismo in una versione privata. Erano i cosiddetti comunisti 2.0.
D’improvviso una scelta forsennata e incomprensibile: “tombare un fiume”. Nel sogno mi domandavo: qualcuno interverrà a fermare lo scempio? Qualcuno intervenne a criticare ed opporsi ma erano veramente pochi: Tonino Cugliari, Vincenzo Rizzuto, Salvatore Servino, Giacinto Ferraro ed altri de “La Comune”.
Nell’incubo appare un signore, erede dei comunisti 2.0, che, anziché opporsi (ALMENO CON UN SOGNO, COME E’ CAPACE DI FARE NEL TERZO MILLENNIO) contribuiva ad apportare la ciliegina sulla torta. Non pago delle brutture citate, oggi qualcuno ipotizza (nel sogno per fortuna!!!) di costruire centri commerciali e palazzi in un punto R4 come Piazza Purgatorio (massimo pericolo di alluvione a causa della chiusura del Calamo).
Nel romanzo di Orwell, i nuovi padroni si riempivano la bocca del popolo ma, nel privato, erano assai poco comunisti. A coronamento dell’incubo, incredibile dictu, dopo un quarantennio c’era chi riscopriva quegli “eroi”, intitolando agli stessi vie e piazze.
Fortunatamente mio figlio inciampa ad uno sgabello e mi desto: era solo un incubo. Piazza Purgatorio è ancora li. La toponomastica è intonsa e l’unica struttura intitolata, a ragione, ai vecchi, cari compagni, è un ecomostro di palazzo costruito negli anni 60’ a perenne ostacolo al decongestionamento del traffico tra P.zza Matteotti e Via Ippocrate, perché duri la memoria.
Ps: Chiedo scusa per la manifestazione dell’incubo. Non ho ereditato dai veterocomunisti la criminalizzazione del dissenso; è solo che ritengo giusto, se attaccato, replicare e dire la mia, specie se oggetto di accuse false e in mala fede, come l’avere agito nel pubblico per ripicca. Credo faccia parte del gioco democratico dimostrare, dati alla mano, l’infondatezza delle accuse.

PUBBLICATO 26/06/2013





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