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Quando una bugia ripetuta tante volte rischia di diventare una verità

Foto © Acri In Rete
Elio Coschignano
Caro Marcello,
la scelta della lettera, a te indirizzata dal sottoscritto, era solo un pretesto per cominciare a scrivere e pubblicare su internet alcuni documenti, che dovranno dare l’opportunità alle generazioni future di capire il perché di alcune scelte. Ti ringrazio, pertanto, per l’opportunità che mi hai fornito e fornisci.
Questo metodo continuerà su ogni cosa sulla quale si aprirà un dibattito, poiché su “ogni cosa” esiste, almeno a casa mia, un documento.
Trovi strano che io abbia risposto al tuo violentissimo attacco: “una brutta opera costruita IN MEZZO AL VERDE (mamma mia quanto verde!) PER RIPICCA ALLA PRECEDENTE AMMINISTRAZIONE” dandoti del sincero ma ingenuo, data la tua giovane età.
Nel primo articolo lo eri o, in un’accezione meno bonaria, ti sforzavi di sembrarlo. Nella tua replica dimostri, spiace dirlo, mala fede e, forse, ….tant’altro. Prendo atto che, nel rispondere ad un’accusa di ingenuità, hai deciso di saltare a piè pari tutte le informazioni tecniche, storiche e le soluzioni proposte per cercare di arrivare a far luce su tutta la storia. Rifuggire dai tecnicismi – in questioni meramente tecniche – non ci permette di approdare a nulla di buono. Assai poco utile è, poi, consentimelo, l’atteggiamento qualunquista, in base al quale tu affermi di potere dire certe cose in quanto hai scelto di vivere in questo paese. Come minimo mi sarei aspettato le scuse per la tremenda accusa che mi lanci nel primo articolo: quella di aver costruito un’opera per ripicca. La tua scelta, rispettabilissima, non ti conferisce il diritto di fare alcune affermazioni, ritirando, poi, la mano nel momento in cui ti si lancia una sfida per cercare di approdare alla verità. Tutto quello che hai saputo produrre è il remake di un comunicato dei Comunisti italiani, all’epoca in forte contrasto politico con il sottoscritto. Potrei dilungarmi su tant’altro, a cominciare dalla tua – ingenua?? – domanda sui costi di manutenzione dell’ascensore. Potrei dimostrarti, conti alla mano, che i costi di quest’ultimo, sarebbero un decimo di quelli della, da te tanto amata, scala mobile. Mi chiedo, però, a che pro? Oggi so che il tuo scopo è tutt’altro che arrivare alla verità. Mi perdonerai, pertanto, se mi rifiuterò di seguirti su una strada diversa. In ultimo, non ho mai detto che non esistano scale mobili altrove. Nella mia povertà culturale so che ce ne sono. Ho inteso solo portarti alcuni esempi di posti stupendi nel mondo che hanno deciso, senza drammi, di adottare l’ascensore. Sulla lezione gaberiana, mi riferivo, anche lì a questioni di merito (di sostanza) e non di forma come può essere il cambio di un nome, ma non importa. Diversamente anche il cambio di una toponomastica diventa una lezione gaberiana.
Il metodo di ripetere paranoicamente un’accusa, incuranti di cercare una verità, non aiuterebbe a crescere nessuno dei due. Ti auguro ogni bene e, soprattutto, spero che nella vita tu possa adottare il metodo analitico tutte le volte che affronterai questioni che hanno a che fare con il bene comune.

PUBBLICATO 18/06/2013





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