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“Il salice ridente”, nuovo romanzo di Rolando Perri

Foto © Acri In Rete
Gennaro De Cicco
Si snoda tra fiction e realtà l’ultimo romanzo dello scrittore cosentino Rolando Perri, cultore e studioso di don Lorenzo Milani, dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico Commerciale, Geometri e per il Turismo “Giambattista Falcone” di Acri.
Si tratta di un componimento narrativo, testimonianza di conflittualità e di divergenza generazionale, dove si snodano tra tracolli e speranze le drammatiche storie sentimentali di Eloisa e Ludovica. Due cugine di nobile casata, diverse fra di loro; tendenzialmente piegata alla riservatezza la prima, spregiudicata e aggressiva la seconda.
Il romanzo, che s’intitola “Il salice ridente” - edito dalla casa editrice I libri di Emil, Odoya (BO) - ha come sfondo storico la società italiana degli anni Sessanta, che l’autore li fa rivivere attraverso la “dolce vita” dei bar, l’aurora delle sale cinematografiche, le studentesse filoniste, le auto sgangherate, i vestiti di moda e i motivetti musicali ascoltati e riascoltati (una bambolina che fa no, no, eternità, quelli che hanno la stessa mia età, bandiera gialla…). Le situazioni verosimili vissute dalle due donne si distaccano, però, dal clima incantato di quegli anni, proiettando il lettore nella nuda e cruda realtà di ogni giorno. Situazioni traumatiche (oltraggi, desideri trafitti, maternità indesiderate, riti esoterici, aborti terapeutici, vocazioni religiose) che alimentano l’orgoglio di Eloisa e il sacrificio estremo di Ludovica.
Due i luoghi di svolgimento dei fatti narrati: Castrofonte e Urbiza. Il primo chiuso a guscio nel confronto con il mondo esterno, crocevia però di pettegolezzi e discorsi da cortile. Il secondo un luogo di buon gusto e di perbenismo, dove trovano spazio mode ricorrenti e radicali cambiamenti della collettività.
Nell’immaginazione dello scrittore, Castrofonte è un paese di alcune centinaia di anime, arroccato su un cucuzzolo. Un borgo di casette semplici aggrappate a una collina. E’ lì che vivono le famiglie di sangue “blu” dei De Baldis, Goffredo Maria e Ruggero, rispettivamente genitori di Eloisa e Ludovica.
Urbiza, invece, rappresenta il centro pulsante della nouvelle époque del miracolo economico e dell’universo giovanile. Ed è in questo luogo, abitata dalla cosiddetta borghesia emergente, che nascono e si sviluppano -in maniera parallela- le vicende sentimentali delle due protagoniste del romanzo.
Eloisa, studiosa, riservata, sobria anche nella sofferenza, subisce oltraggio alla sua innocenza da parte di un giovane, artefice di un atto infangante. La studentessa si assumeva la responsabilità piena e incondizionata di portare avanti – seconda natura- una maternità contro l’innaturale atto che l’aveva provocata. Coraggiosa e vessillifera del vero amore trova anche la forza per reagire e completare il sogno d’amore con il costruttore di maschere, di nome Siro.
Ludovica, frequentatrice abituale del cosiddetto “prato dell’amore”, dopo essersi liberata dell’incomodo, dovuto ad un incidente di percorso non preventivato, fa ricorso ai tranquillanti per placare i suoi rimorsi e le sue inquietudini. Decide, così, di entrare nell’ordine della canossiane, diventare monaca e dedicarsi anima e corpo ad aiutare i bambini. Una meditazione estrema e una svolta di vita, sorgente di rigenerazione e riscatto umano. Ludovica si dedicherà anima e corpo nell’aiutare i bambini a venire al mondo, a tenerli in vita contro il pericolo incombente della morte per fame e per malattia in una piccola e sperduta isola del golfo di Guinea in Africa.




PUBBLICATO 16/04/2013





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