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Staccionata

Foto © Acri In Rete
Angelo Sposato
Un dato che si può collocare in una dimensione futura prossima della politica locale è, sicuramente, il numero di voti, in netta diminuzione, raggiunto dal partitoUDC/Montiad Acri.
Tale mancata affermazione mette in luce un primo aspetto, cioè che il centro in politica non esista e che i cittadini, oggigiorno, preferiscano uno schieramento netto e preciso e propendano verso chi prende posizione. Il centro è di per sé inesistente, esso per esistere deve posizionarsi, e l'intermittenza di posizioni non lo rende fulcro di qualcosa di preciso. Esso si muove come un magma, senza canalizzarsi verso una fluente direzione e, inoltre, reca dannosità con le proprie scelte incoerenti, soggette a vari venti. Non si può essere a favore della famiglia e poi esser contrari alle unioni tra persone omosessuali, le quali avverrebbero secondo le leggi di uno stato di diritto, quale è l'Italia, e dove non c'entra nulla l'unione tra due persone secondo sacramento religioso.
Ad Acri, i voti persi dall'UDC/Monti segnano anche un'altra tendenza, ovvero quella in cui gli elettori locali non abbiano gradito molto la candidatura al senato, in questo schieramento di centro, di Trematerra-figlio. Una delle motivazioni, per cui gli acresi non hanno confermato la loro tendenza delle scorse elezioni amministrative regionali e comunali a votare l'udc, probabilmente, sta, in primis, nel considerare approssimativa la gestione del comune da quando, nel 2010, fu eletto sindaco Trematerra-padre. A questo si aggiunge che Trematerra-padre promise, nella campagna elettorale del 2010 appunto, di voler rimanere ad Acri a fare il sindaco, se fosse stato eletto, anche se gli fosse stato concesso il posto di euro-parlamentare, all'epoca ancora al centro di una contesa. Così non è stato, poiché ha lasciato l'incarico di sindaco per quello sopraggiunto di euro-parlamentare. Inoltre, a tutto ciò, si aggiunge, anche, l'incerta questione dell'ospedale di Acri del quale non è ancora chiaro il futuro, nonostante i decreti.
Questi sono aspetti più palesi, galleggianti come relitti di un naufragio sulla superficie della realtà locale.
Altri aspetti, che si determinano da tale disfatta elettorale, sono la volontarietà o involontarietà, da parte degli elettori acresi, di mettere degli argini alla creazione, comunque in corso, di una ennesima dinastia familiare nella politica.
Gli acresi, attraverso il voto, hanno detto no a suggellare la successione di padre in figlio a ruoli politici e, quindi, alla dirigenza della politica stessa in chiave familistica ed inoltre, già, nell'UDC di Acri sembra vi sia una sorta di gestione padronale del partito. A tutto ciò si può unire il fatto che Monti e il suo governo non abbiano procurato un buon ricordo agli italiani e gli acresi ne sono stati specchio. Certo il voto per l'amministrazione cittadina fa saltare tante teorie e determinazioni avvenute su una scala più vasta, poiché il consenso locale viene dettato soprattutto da legami di parentela, di amicizia, di clientela e “comparaggio” vario o, comunque, di una conoscenza diretta delle persone candidate, anche se la fetta di elettori liberi da questi “costringimenti” si sta allargando. Così pare.

PUBBLICATO 05/03/2013





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