A proposito di incompiute...

Pino Scaglione
Ho avuto il piacere di assistere poco tempo fa -in qualità di commissario ad un giudizio della Scuola di Dottorato dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia- alla discussione di una interessante tesi svolta da una giovane architetto, diplomata poi Phd, sul tema delle opere incompiute.
L’accurato lavoro di indagine mette in luce una disastrosa situazione che, confrontata al resto d’Europa, è soprattutto italiana: i numeri delle opere pubbliche incompiute si aggirano oltre le 500.000, oltre il 65% di queste è localizzato tra Roma e la Sicilia, e i tempi di “stallo” delle opere incompiute arrivano fino ed oltre i trenta anni. Si tratta di infrastrutture, scuole, edifici per servizi, ospedali, centri sociali, palestre e campi sportivi, case per anziani, musei, teatri, depuratori e ancora molte altre. Singolare è una delle immagini del dossier di ricerca che fotografa un viadotto, in Campania, che ha inizia nella piana del nocerino e si ferma, incompiuto, contro un gruppo di case. Oppure il Monumento a Garibaldi a Marsala, uno scheletro di cemento fermo e incompleto da oltre venti anni, e nemmeno finito per l’occasione delle celebrazioni dell’Unità d’Italia! Una situazione paradossale che denuncia una arretratezza sociale e amministrativa inaudita, un dispendio di risorse pubbliche paradossale in un paese come l’Italia dove ogni centesimo andrebbe investito con oculatezza per far si che sia utile al miglioramento economico, sociale e del vivere. Una situazione di rapina del territorio e di degrado del paesaggio, laddove queste opere e i cantieri abbandonati che ne conseguono, diventano discariche, dormitori, luoghi della illegalità e del degrado sociale diffuso. Spesso le stesse opere sono oggetto di devastazione e vandalismo, essendo aperte a chiunque ne vengono sottratti gli arredi, le porte, gli impianti, i materiali abbandonati. Una sensazione di profondo disagio e impotenza coglie chi si trova a immaginare che questo immenso ed inutile patrimonio è stato realizzato con fondi pubblici, soldi dei cittadini, con la leggerezza e la superficialità di classi politiche inadeguate, nazionali e locali, che per fini personali e spesso solo elettoralistici, hanno dato avvio alle opere con leggerezza e incapacità di previsione di completamento, di uso e di dimensionamento, ossia di quanto realmente quelle determinate opere fossero necessarie alla comunità per le quali era state pensate. Spesso la colpa è degli stessi progettisti incauti e impreparati, che gonfiano gli importi per gonfiare i loro onorari, e il rapporto tra quanto progettato e quanto preventivato non è mai reale, sempre imprevedibile e destinato a lievitare. Acri, purtroppo non sfugge a questa regola. Non ho un calcolo esatto delle incompiute, ma è evidente a tutti che alcune di queste (escludo dal conteggio le case private) sono clamorose e imbarazzanti. Si tratta di errori di previsione, di bilancio, di strategia amministrativa e tecnica. Si tratta di impreparazione e mancanza di senso civico da parte di quanti sono responsabili di queste drammatiche incompiute. E quello che più dispiace e fa impressione è il menefreghismo di gran parte della pubblica opinione acrese, ma come Acri che non si ribella, non chiede spiegazioni, non protesta. Né la politica è in grado di dare risposte chiare e certe su possibili tempi e modalità di completamento. Tra queste, quella che più mi sta a cuore è proprio il futuro, nuovo Teatro (chissà in quale futuro!). In questi giorni le riviste di Architettura e i più importanti portali di Architettura italiani e stranieri, danno molto spazio allo studio di Architetti MDU, giovani progettisti toscani, autori dell'incompiuto teatro di Acri. Questa situazione è una vergogna e una inciviltà per diversi motivi: 1- è uno schiaffo alla crisi lasciare incompleto un edificio pubblico (come tanti altri). 2- è una idiozia pubblica non completare un'opera che inserirebbe Acri nel circuiti delle poche città italiane al sud ad avere un'opera di architettura degna di questo nome e di uno studio sbarcato anche in Cina con un edificio bellissimo. 3- Qualsiasi sia il motivo del blocco, non vi è ragione di non poter pensare che chiedendo agli stessi architetti (e non chiamando un qualsiasi sprovveduto progettista) l'opera non si possa adeguare ad altro uso, se fosse questa la ragione. 4-L'architettura contemporanea di qualità rappresenta lo spirito, la civiltà, la cultura di un luogo e di una società: se quest'opera non dovesse essere finita e lasciata all'oblio, per Acri sarebbe una sconfitta civile. 5- Invito tutti a guardare il bellissimo e nuovo teatro di Montalto Di castro dello stesso studio MDU (http://www.archiportale.com/news/2012/12/architettura/teatro-di-montalto-di-castro-un-cortocircuito-temporale_30750_3.html) e le immagini della nuova biblioteca a Greve in Chianti sempre degli MDU (http://www.archiportale.com/news/2012/12/architettura/greve-in-chianti-la-nuova-biblioteca-di-mdu-architetti_30934_3.html) per capire quale occasione stiamo perdendo! 6- Il completamento dell'opera pubblica darebbe respiro e valore ad un quartiere dormitorio, tra i più tristi realizzati ad Acri negli ultimi anni e potrebbe far partire con intelligenza, una operazione di rigenerazione urbana come dimostrato durante il workshop a Palazzo Sanseverino dal lavoro svolto con i miei allievi di Trento. Sto scrivendo lettere di protesta e denuncia per questa situazione ai direttori delle principali riviste di settore italiane e straniere per far pervenire pressioni all'amministrazione di Acri per la soluzione del caso. |
PUBBLICATO 14/01/2013

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