COMUNICATO STAMPA Letto 3665  |    Stampa articolo

L'Esperienza della ricerca urbanistica dell'Università di Trento applicata alla realtà calabrese: presentate le proposte per la riqualificazione urbana di Acri

Pino Scaglione
Foto © Acri In Rete
Un folto pubblico, occupando il salone del palazzo Sanseverino/Falcone di Acri, il pomeriggio dell'8 dicembre, ha assistito con grande interesse ed attenzione alla presentazione dei progetti che il Laboratorio di Progettazione dell'Università di Trento ha dedicato ad Acri, ha elaborato durante i cinque giorni di lavoro. Le aree del centro urbano, scelte come esempi di maggiori criticità sono state trattate con la cura del riciclo, ossia non demolizioni o altro, ma ipotesi e strategie di riciclo che hanno lo scopo di ridare nuova vita a edifici e spazi aperti. I progetti hanno riguardato la lettura dell'intero territorio acrese, e una strategia tutta centrata sul recupero di naturalità: il rapporto con i torrenti ancora potenzialmente recuperabili, le aree agricole abbandonate, come aree sia produttive che per nuovi paesaggi rigenerati, numerosi gli spunti per tornare a ragionare sulla qualità contro la quantità, la salvaguardia del paesaggio, la necessità di ritrovare un giusto equilibrio tra natura e urbanizzazione, attraverso tre progetti chiave. il primo dedicato alla nuova vita urbana del quartiere della Viola e dell'Ospedale, in cui ritornano finalmente il verde e le piazze e una vivibilità degna di tale nome; il quartiere posto intorno al cantiere interrotto del nuovo teatro comunale, che diventa occasione di creazione di un tessuto di servizi, verde e spazi aperti e ricucitura di tutto un areale oggi costruito casualmente.
Gli orti urbani che tornano protagonisti, un pò ovunque, sia per riportare il verde in città sia per rispondere al fabbisogno di prodotti naturali e a km 0 e l'acqua elemento naturale per antonomasia, che ridiventa protagonista in un parco fluviale urbano lungo il torrente Jungi.
Proprio su questo terzo tema si sofferma uno dei lavori che riguarda soprattutto l'area delle coperative edilizie, un caso di anomalia urbana, rimasto ad oggi un episodio urbano povero di luoghi di incontro pubblico, servizi e qualità dei diversi spazi. Percorsi pedonali, riduzione dell'uso dell'automobile, incentivi alla mobilità urbana con bus elettrici e biciclette, sono infine gli indirizzi per una vivibilità sostenibile e adeguata a cittadini di rango europeo, come anche gli acresi e i calabresi devono iniziare a sentirsi.
Dai progetti, presentati con grande cura, serietà e impegno dagli allievi trentini del Corso di Urbanistica, è scaturito un lungo dibattito che ha preso avvio dalle riflessioni del responsabile scientifico del Laboratorio, il prof.arch. Pino Scaglione, quest'ultimo ha ribadito la necessità del progetto come strumento di reale cambiamento, per abbandonare la logica dei PRG che hanno avuto il solo merito di sommare quantità edilizie. Tra i dati emersi infatti, il solo centro urbano di Acri ha realizzato, nel corso degli anni una superficie di circa 600.000 metri quadri di edifici, pari a 1.800.000 metri cubi, che equivale a dire che ogni acrese del cento urbano possiede più del doppio dei metri quadri procapite previsti dalle leggi, ossia 60 contro i circa 24 delle norme nazionali e regionali. Questo dato, spalmato sull'intero territorio comunale, diventa ancora più esteso e preoccupante, in quanto emerge una maggiore quantità di case vuote, non utilizzate e in surplus sul fabbisogno reale.
Cosa fare di questo enorme patrimonio? Anche qui il riciclo è la parola chiave del domani e tutti i progetti e le strategie si sono misurate con questo tema reale.
Tra i presenti al dibattito Francesco Bevilacqua ha aperto con un bellissimo documentario girato in luoghi straordinari e sconosciuti della Calabria, paesaggi eccezionali e ancora intatti, soprattutto in montagna, tra Pollino, Sila e Aspromonte. Lo stesso Bevilacqua ha poi mostrato una rassegna di casi "bello/brutto", in cui con evidenza e amarezza si evince come molti centri della Calabria sono stati distrutti per interventi banali e privi di senso estetico e di alcuna qualità. Oscar Greco, storico, e Mauro Francesco Minervino, antropologo, scrittore, docente, hanno discusso di come una intera società, come quella calabrese, nel corso di circa cinquanta anni sia passata da una condizione di equilibrio di estrazione popolare e soprattutto contadina, alla precarietà di una finta e rabberciata modernità. Emilio Salvatore Leo, del Lanificio Leo, ha parlato di come talento, creatività, design, hanno trasformato prodotti della tradizione e riconvertito produzioni ormai desuete. interessanti le riflessioni di un gruppo di intellettuali, progettisti, amministratori, politici acresi, tra i quali i Giuseppe Cristofaro, che ha ribadito la necessità di costruire un grande laboratorio di ascolto, innovazione e creatività ad Acri, e l'assessore Italo Mangano, che ha sostenuto la bontà delle proposte del Laboratorio e la loro possibile fattibilità anche come stimolo e suggerimento per nuovi percorsi urbanistici. Assunta Viteritti e Consuelo Nava, docenti a Roma e Reggio, hanno sostenuto suggestive tesi di diffusione della cultura e di attuazione di progetti di qualità sostenibile, cui ha fatto eco Enzo Gioffrè docente di Architettura del Paesaggio, che ha posto l'accento sulla nuova stagione di attenzione ai valori della natura e dello spazio urbano. Il professor Pino Scaglione, si è detto molto soddisfatto del pubblico numeroso, degli imprenditori presenti, delle proposte degli allievi e collaboratori, della possibilità di aprire Acri ad una nuova stagione culturale che cambi il corso di un modello di espansione verso un modello di recupero e qualità. Prossimi appuntamenti la mostra in primavera, e un libro che raccoglie testi e progetti.




PUBBLICATO 17/12/2012

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