Leggendo gli ultimi comunicati - rispettivamente dell'area progressista del PD e la successiva risposta del "partito ufficiale" - non posso non registrare una situazione al limite del paradossale. Da uomo libero e di sinistra - pur non riconoscendomi in nessuno dei partiti dell'area- non intendo esimermi dal far notare come una guerra intestina e fratricida, tutta interna al PD, possa finire per ridare fiato ad un centro-destra alle corde, rischiando di ricondurre allo stallo del 2000, quando da una lotta tutta a sx, finì per approfittare il centro-destra.
La mia è la voce di un libero pensatore, priva - è bene sottolinearlo - di alcun interesse ed ambizione personale e, pertanto, paradigma e specchio del pensiero dei tanti che, oggi, non si riconoscono nell'attuale modo di fare politica dei partiti.
Io credo che la nascita di un movimento, specie se riesce a catalizzare interessi e partecipazione di giovani e meno giovani, non debba essere visto con preoccupazione. Il rischio reale è quello di dare l'immagine di due macchine da corsa, della stessa scuderia, che, anziché concorrere a sconfiggere l'avversario, lottano tra loro, scontrandosi e finendo, più meno consapevolmente, per favorire una controparte politica sfiancata e politicamente debole, specie dopo le recenti ed inquietanti vicende politico-amministrative, stigmatizzate dal comunicato dei progressisti.
Ognuno è artefice del proprio destino, anche in politica e non è mio intento impartire lezioni a chicchessia. La sinistra italiana, ed acrese in particolare, è sempre stata maestra nell'arte di farsi del male con le proprie mani. Uno sguardo disincantato permette, oggi, di intravvedere un germe patogeno, che rischia di fare molti danni. Da uomo di sinistra non posso non eccepire il pericolo di una situazione assurda nei fini, a meno che - e non voglio crederlo- il fine non sia proprio l'assurdo.