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Il fine giustifica i mezzi…

Gianluca Garotto
Foto © Acri In Rete
Nel corso dei miei studi ho avuto la “fortuna” di poter leggere e apprezzare numerosi autori che hanno arricchito le mie conoscenze e contribuito a formare il mio senso critico attraverso il quale riesco ad affrontare la quotidianità con una maturità tale da sostenere qualsiasi tipo di confronto dialettico con cognizione di causa.
Durante le mie letture mi sono imbattuto in un grande sociologo, Robert Michels che analizzò, nel 1911, la socialdemocrazia tedesca nel suo libro più famoso “Sociologia del partito politico”, in cui si soffermò sullo studio delle tendenze oligarchiche dei partiti politici: per come si organizzano e tendono a occuparsi della mera sopravvivenza degli apparati, i partiti diventano piano piano gruppi chiusi, inevitabilmente, corrompendosi. Il loro scopo è conservare il proprio potere, estenderlo e respingere ogni visione del mondo che insidi tale potere.
Il vuoto di credibilità della “scienza del governo” – di qualunque colore – e la sua evidente mancanza di proposte all’altezza dei tempi, sono ormai troppo evidenti e tutto ciò non fa altro che allontanare sempre di più il cittadino dall’amministrazione della sua cosa pubblica, contribuendo ad aumentare quel solco chiamato “anti-politica”.
Succede anche nella nostra piccola comunità, è quello che accaduto nell’ultimo consiglio comunale, durante il quale sono state fatte delle nomine riguardanti il rinnovo dei sindaci revisori, senza una precisa logica; ciò ha dimostrato che questo tipo di politica è il frutto di suddivisioni contabilizzate. Così facendo “l’arte del governo” diventi quasi “cosa privata” e, nella peggiore delle ipotesi, di stampo familiare.
Il consiglio comunale e la politica locale è da tempo alla spasmodica ricerca di una rotta da seguire ma essa è persa ormai da tempo, cosicché i signori che siedono nell’assise cittadino, divengono quei difensori dei vecchi ordini che Machiavelli considerava “micidiali ostacoli al cambiamento”. Micidiali perché ben più agguerriti dei sempre tiepidi costruttori del nuovo.
Il potere oligarchico fatica a lasciar posto al nuovo, a reinventare la politica che si arrocca su se stessa e si allea non lasciando spazio a nessuno per realizzare un altro modo di fare politica.
La politica fa “orrore” solo a chi non la vuol fare. Solo a chi combatte lo status quo molto tiepidamente, come nelle parole di Machiavelli: "… la quale tepidezza nasce, parte per paura delli avversarii, che hanno le leggi dal canto loro, parte dalla incredulità delli uomini; li quali non credono in verità le cose nuove, se non ne veggono nata una ferma esperienza".
Mi rendo conto che la politica, come del resto la vita quotidiana, risulta essere una sorta di “compromesso abituale”, ma questa politica sorda, sta mostrando un distacco sempre maggiore dalla società civile.
Fra qualche mese arriverà il momento di misurarsi con gli elettori ai quali si dovrà spiegare il perchè di questa confusa situazione amministrativa venutasi a creare e l'incapacità di canalizzare le preoccupazioni e le aspettative dei cittadini, in particolare riguardo la difficile situazione dell'ospedale lasciando al "comitato di cittadini liberi" di farsi portavoce del dissenso dell’intera comunità.
Uscire da questa crisi si può con la restituzione ai cittadini, da parte di questa politica, di quegli spazi e soprattutto di quelle iniziative che siano libere da qualsiasi tipo di pressioni, senza che si verifichino determinate situazioni in cui si possa pensare di poter usufruire della cosa pubblica (come è successo) magari sciorinando la fascia tricolore, non per iniziative di pubblico interesse, ma per manifestazioni di tipo privatistiche.
A buon intenditor poche parole…

PUBBLICATO 13/10/2012

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