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NO, le pale eoliche proprio no

Pino Scaglione
Foto © Acri In Rete
Ho letto, confesso, inorridito, la notizia (data con giubilo!) della possibile (disgraziata) ipotesi di installare ben otto pale eoliche, ad opera dei furbi di Enel Green Power, sulla Crista!!!
Se la notizia é vera c'é sul serio da preoccuparsi: otto torri da sei megawatt equivalgono a otto "bestie" dell'altezza di 50 metri e larghezza delle pale di circa 40 metri. Otto palazzi bianchi e fissi di venti piani sul posto piú straordinario dal punto di vista paesaggistico di Acri e della Calabria, la serra Crista (dal dialetto che vuol dire appunto la cresta, la sommitá, il punto piú alto) che vedrebbe sconvolta la sua cima, il suo profilo. Premesso che le energie alternative sono molto importanti, premesso che l'energia eolica é una delle possibilitá non inquinanti di produrre elettricitá, va detto che non per questo occorre deturpare l'ultimo baluardo di grande pregio visivo e naturalistico rimasto fortunatamente intatto ad Acri.
Voglio anche segnalare che si tratta dell'ennesima "rapina", ormai diffusa al sud, di societá, prima straniere, ora italiane, che in cambio di pochi soldi liquidi a comuni dissanguati del sud, piazzano manufatti ingrombranti e inamovibili, e rubano, letteralmente energia che rivendono a noi e ad altri. Di questa produzione agli acresi non resta nulla, se non lo scempio della Crista.
Sono ben altre le politiche attuate in paesi evoluti, come al nord Europa (Olanda, penisola scandinava) in cui i grandi parchi eolici sono a circa 30 chilometri dalla costa, e in mezzo al mare o in zone pianeggiante e messe con intelligenza e attenzione ai luoghi.
Questo tipo di intervento chiede un delicato studio di impatto paesaggistico, prima che solo ambientale, chiede una attenzione ai valori e vincoli sul paesaggio del Qtr (Quadro Territoriale Regionale Urbanistico) che nella versione redatta dal gruppo di lavoro di cui ho fatto parte, nel precedente governo regionale, impediva questo tipo di intervento oltre una certa quota e su zone protette come la Crista. Si tratta di un tipo di manufatti che negli ultimi anni hanno stuprato parti di montagne e colline calabresi e siciliane (perché in Basilicata non li hanno voluti?, noi siamo piú idioti?) e che rischiano di gettare alle ortiche l'ultima, unica, stupenda risorsa che ci é rimasta per continuare a sperare e ritrovare la via smarrita di uno sviluppo diverso: il paesaggio. Spero che gli acresi, tutti, insorgano e che non si lascino ingannare dai venditori di fumo. Non ci sono ne posti di lavoro nuovi, ne redditi e guadagni da dividere, solo una ferita sulla piú bella e poetica montagna acrese.

PUBBLICATO 05/10/2012

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