Sulla riconversione dell'ospedale cittadino, fa sentire la sua voce anche la Cgil - Fp Sanità.
"La vicenda dell'ospedale Beato Angelo - si legge in una nota - è stata gestita in maniera vergognosa dalla classe dirigente politica locale, provinciale e regionale. Vi sono stati comportamenti inammissibili che ci inducono a dire basta al metodo della politica creativa che prende tutti in giro promettendo la "luna"".
Per la Cgil, "se oggi ci troviamo a subire questo drastico ridimensionamento è perché totale è stata l'assenza di impegno reale da parte dell'amministrazione comunale di Acri, sotto la guida di un sindaco e una maggioranza da mesi allo sbando. L'attuale amministrazione ha la responsabilità di non aver detto con chiarezza ai cittadini di Acri che la riconversione era già iniziata con il decreto 18/2010 e proseguita con il decreto 106/2011 e infine con la delibera 1660 /2012 della Direzione Aziendale che sancisce la definitiva riconversione dell'ospedale, e di non aver agito sinergicamente con tutte le forze politiche attive sul territorio verso l'unico obiettivo possibile: rimodulare la denominazione dell' Ospedale di Montagna in Ospedale Generale.
L' unica azione di " ribellione in difesa dell'ospedale e di disapprovazione per la sua quasi "chiusura" - si legge ancora nella nota - è stata quella del Comitato cittadino che con varie iniziative, anche ricorrendo al Tar, ha tentato di contrastare il ridimensionamento dell'ospedale di Acri. Per questo, è doveroso ringraziare tutti coloro che nel Comitato hanno speso tempo ed energie a sostegno di una causa comune per tutta la popolazione di Acri".
La riconversione "messa in atto in un sistema più grande che è quello del Piano di Rientro dalla giunta Scopelliti non è e né sarà mai accettata dalla Cgil locale, la quale ritiene che la gestione della sanità calabrese del presidente Scopelliti sia la più nefasta in assoluto. Ad Acri la nostra iniziativa politica è stata "ammorbidita" dalle continue promesse e dalle strategie politiche dell'amministrazione comunale, che si è posta come garante in questa delicata fase istituzionale e di riforma della sanità calabrese. Il risultato di questa garanzia: ospedale declassato".
Sulla presunta "complicità" dei sindacati, "senza alcuna possibilità di smentita possiamo affermare che solo la Cgil ha fatto sentire la propria voce, coinvolgendo e attenzionando cittadini e operatori".
Per la Cgil, "bisogna ripartire cercando di ottimizzare quello che resta in attesa di un Psr che speriamo possa dare dignità a una struttura e a una comunità che merita il rispetto dei diritti costituzionali e, tra questi, il diritto alla salute. E questo noi almeno lo vogliamo condividere con operatori e cittadini".


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 12-8-2012