Ci sono troppe questioni importanti aperte perché la politica possa andare sotto l’ombrellone. Tra queste c’è l’ospedale e il Partito Democratico ritiene che qualcosa si debba fare.
Subito, nonostante il mese di agosto. Nella sede di Via Anna Frank, ieri il Pd ha convocato i giornalisti, per parlare della definitiva riconversione del “Beato Angelo” in Ospedale di montagna. Ad articolare un ragionamento che porta dritto alla richiesta di dimissioni da assessore regionale di Michele Trematerra, i consiglieri comunali Giacomo Cozzolino, Giuseppe Capalbo, Mario Bonacci e Pino Capalbo.
Il capogruppo Cozzolino ricorda “l’incontro avuto con i Trematerra, Gino come allora sindaco e Michele in qualità di assessore regionale. In quella circostanza ci chiesero fiducia e di non alzare i toni della polemica, per il bene della comunità acrese. Ho l’impressione – ha aggiunto Cozzolino – che i due sapessero già allora come sarebbe andata a finire, cioè che l’ospedale sarebbe stato riconvertito. Michele Trematerra, da esponente della giunta Scopelliti, non poteva non sapere”.
Per Pino Capalbo, “l’assessore regionale si dimetta, per rimarcare la distanza da questa scelta, e si metta alla testa di una manifestazione di protesta che parta da Acri e arrivi fino a Catanzaro”. Mario Bonacci ha motivato l’atteggiamento “apparentemente remissivo del Pd”, ricordando che “non potevamo essere noi coloro i quali, con il loro ostruzionismo, si sarebbero resi responsabili del declassamento”.
Giuseppe Capalbo ha rievocato “le promesse di imminenti novità in occasione del comizio di Gino Trematerra in aprile. Ora chieda scusa alla città”. A chi accusa l’opposizione di essere stata troppo accondiscendente in questi mesi, i quattro all’unisono rispondono che le responsabilità sono diverse e quelle delle opposizioni non possono essere confuse con quelle di chi governa e decide. Bonacci fa una previsione: “vedrete che ora Gino Trematerra se la prenderà con Scopelliti”. Nel corso della conferenza stampa è stata anche ricordata la lettera di Scopelliti in cui “il governatore si diceva convinto che Acri potesse diventare Ospedale Generale e questa era la convinzione anche del centro – destra locale”.
Per il Pd, “la sanità è una questione troppo seria perché possa essere trattata con la calcolatrice, perché, nel caso di Acri, nel raggio di 45 chilometri non c’è un ospedale e le vie di comunicazione non sono affatto agevoli”.
Come ha ricordato Pino Capalbo, “questo è solo l’ultimo tassello di un depauperamento progressivo della città che ha colpito anche Tribunale, Inps e altri importanti presidi”.
Sul futuro, il Partito Democratico “sulla questione ospedale non vuole alzare barriere ideologiche” e si dice pronto “a partecipare a qualsiasi iniziativa, da qualsiasi parte arrivi, per favorire un processo che riporti il nosocomio acrese, che ha una struttura, un personale e un bilancio di tutto rispetto, a occupare il ruolo che gli compete”.