Con la scomparsa dell’architetto Renato Catalano, si può dire che la città perde un altro pezzo di cultura. Nato Reggio Calabria nel 1932m ma vissuto sempre a Napoli, Catalano, con il suo marcato e piacevole accento napoletano, ha contributo alla crescita culturale di Acri. Appassionato di letture, scrittore, disponibile al dialogo ed alle battute, colto e perspicace. All’Università ebbe come collega ed amico l’acrese Luigi Algieri, che lo portò per la prima volta ad Acri nel 1959. Rimase talmente affascinato del nostro paese che pensò di trascorrervi le vacanze con tutta la famiglia. Poi, dal 1986, ormai irrimediabilmente innamorato di Acri, vi si trasferì definitivamente con moglie e figli. Si può riscontrare il suo prezioso contributo professionale nella progettazione di vari edifici della città e nel restauro, curato insieme ai colleghi Altieri, Falivelli e Scaglione, del palazzo Sanseverino-Falcone.
Costituì la sezione cittadina dell’Archeoclub e diresse due collane editoriali: “AcriCultura” e “la Penna”. Nella prima figurano, fra gli altri, i suoi scritti: “La chiesa di Santa Chiara in Acri” e “L’edilizia civile e religiosa in Acri al tempo del Beato Angelo”, “Fenomenologia paranormale nella vita di Lucantonio Falcone Beato Angelo d’Acri Padre Cappuccino”, Dizionario delle mantiche”, (2ª edizione ampliata e aggiornata).
Nella Collana “la Penna” figurano, fra gli altri, i suoi scritti: “Undici artisti catanesi”, 1979, “Dizionario delle mantiche”, “Altri trentatré artisti cata-nesi e vari scritti”, “Altri scritti (1977-1999)”, “Il David di Michelangelo”, “Il gatto e il topolino – cronaca d’un amore”.
Insomma, una vita abbastanza intensa la sua, di certo lascia tracce importanti di cui la città ne farà tesoro.