La lista dei 149 ospedali che chiudono, l'ospedale di Acri nella lista
Melania Di Giacomo
A RISCHIO - Nel frattempo alcuni potrebbero essere già stati chiusi o in fase di riconversione. Quasi tutti sono in piccoli centri, per esempio, sempre con i dati 2007, in Lombardia l'Incra di Casatenovo, in Veneto l'Istituto Oncologico di Padova, in Campania ne verrebbero chiusi 5 su 15 in provincia di Salerno, le Marche avrebbero una quindicina di strutture chiuse, 20 sia nel Lazio che in Calabria. Ma secondo il ministro non si dovrebbe trattare di tagli con «l'accetta», per usare la definizione del premier Mario Monti, ma di andare di cesello. Parole che non hanno placato la protesta. Il presidente della conferenza delle Regioni, Vasco Errani, è uscito dal ministero scuotendo la testa: «Così non può funzionare. Si tratta di tagli lineari». I governatori sono pronti a discutere, ma respingono quella che definiscono «una manovra» e chiedono di stralciare la Sanità dal decreto per inserirla in un «patto per la salute». POSTI LETTO - L'altro parametro del provvedimento sulla spending review che spaventa le Regioni taglierebbe sempre i posti letto. Si dovrebbero adottare, infatti, entro il prossimo autunno, provvedimenti di riduzione dello standard ad un livello non superiore a 3,7 posti letto per mille abitanti. C'è da dire che negli ultimi anni c'è già stata una riduzione dei posti e già così ci sono ospedali del Sud coi malati in barella. Nel 2005 un'intesa Stato-Regioni portava il rapporto a non più di 4,5 posti per mille abitanti, e ci si sta adeguando: stando alla media calcolata dall'Istat, al 2007 era 3,9, posti con picchi in Sardegna, Liguria e Molise. Ora, facendo i conti, ci potrebbe essere un'ulteriore riduzione di 12-14 mila posti letto. Ma non c'è solo questo nel decreto che il governo si appresta a varare. Intanto nel complesso, a fronte delle misure in cantiere, è prevista la riduzione del finanziamento al servizio sanitario di un miliardo quest'anno, 2 all'anno dal 2013, in maniera strutturale. Ed è questo che il ministro Balduzzi ha subito chiarito ai governatori. TETTI DI SPESA - Per arrivare a tale cifra, verrebbero rideterminati i tetti della spesa farmaceutica territoriale (quella per i farmaci convenzionati) dall'attuale 13,3% della spesa sanitaria complessiva all'11,5% dal 2013, mentre il tetto della farmaceutica ospedaliera, sempre dal 2013, sale dal 2,4 al 3,2%. Tetto su cui le aziende pagherebbero dal 2013 il 50% dello sfondamento della spesa, e non quindi il 35% come prevedeva il decretone sanità. Il restante 50% del disavanzo a livello nazionale è a carico di quelle Regioni che hanno superato il tetto di spesa. Le industrie farmaceutiche si vedranno inoltre aumentare al 6,5%, anche se solo per l'anno in corso, lo sconto dovuto al Servizio sanitario nazionale. Farmindustria (aziende farmaceutiche) paventa scenari foschi: la perdita di 10mila posti di lavoro e la difficoltà ad assicurare i farmaci innovativi, quelli più costosi, con il risultato che i cittadini di «serie A» andranno a comprarsi i farmaci in Svizzera, mentre il servizio sanitario non potrà assicurarli agli altri. Nell'immediato secondo Federfarma (farmacie) il taglio «non potrà che tradursi in maggiori ticket e minori farmaci in prontuario». Fonte "Corriere.it" 5 luglio 2012 |
PUBBLICATO 05/07/2012
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