Presentazione del romanzo GELUSA di Loredana Nigri
Daniela Ammirata
Leggere Gelusa è come visitare, in un arco temporale di cento anni dal 1830 al 1940, una teoria di stanze dello stesso sinistro palazzo, coabitato all’insaputa gli uni dagli altri, dai 17 personaggi principali, 10 donne e 7 uomini, uniti da inconfessabili vincoli di sangue, e dal comune sentire di essere parte di qualcosa di più grande, profondamente ispirato da una natura animistica, mitologica, che da sempre esercita sulle genti calabre una fascinazione al punto da determinarne e condizionarne comportamenti e desideri. I fatti narrati hanno varie location, alcune reali altre immaginarie. Muovono da San Fili, poi si spostano a Cosenza, Fermaquila, San Mango d’Aquino, Torino, Policoro, il Brasile, fino a Toronto, Roma, il Carso, per concludersi quindi sulla montagna della Palummara, dove era del resto iniziato. L’amore spinge il 28 giugno del 1914, il protagonista, Maruzzu sulla via della Palummara, ad esplorare e sfidare l’ignoto. Ed un anno dopo è la stessa intensità d’amore, questa volta per la vita, a dirigere sapientemente i passi dell’altra protagonista, Donata, nell’epilogo del romanzo. Il passaggio animistico in una natura apparentemente indifferente agli umani, dei 17 personaggi, è segnato dall’incontro sotto traccia di una serie di divinità sumere, greche, romane. Dei e dee capricciosi che giocano per sollazzo con le vite degli umani. Da Ishtar, a Diana, ad Eros, fino alla Madonna con la rosa, in cui nei secoli è stato traslato prima il culto terrorizzato e fanatico per la stessa Ishtar, e poi per Maria Maddalena, speranza e consolazione di quasi tutti i personaggi del romanzo. Tutto sembra parlare ai personaggi in un linguaggio musicale, visionario, che loro accettano anche se spaventati, perché comprendono che nei luoghi calabri è ineludibile l’incontro con la spiritualità millenaria che anima cose, animali, alberi, fiumi. Il mito, l’animismo, il paganesimo, la leggenda, col passaggio e la morte di Alarico nella città dei Bruzi, e i contesti della Grande Storia, poi l’Unità d’Italia, il Brigantaggio, l’Emigrazione e la Grande Guerra, diventano in Gelusa carne viva, patimento. Se i confini del meridione fossero di carne, potremmo affermare che l’unità d’italia non è compiuta, perché la ferita è ancora aperta, anzi infettata dal silenzio, dalla revisione sui fatti, dalla dimenticanza e del mancato riconoscimento del dolore che ci è stato inferto. La guerra civile tra piemontesi e meridionali è incistata nella nostra memoria viscerale e oggi sarebbe giusto pacificare noi con loro, ristabilendo magari la verità dei fatti. Gelusa si può definire un romanzo storico? Certo manca del tutto quella distanza dai fatti, che aiuta a costruire un quadro delle vicende verosimile. Fatti quelli narrati, realmente accaduti, pur se collocati nel romanzo in un impianto di finzione. Il romanzo è avvitato ad una calabresità greve e leggera allo stesso tempo, che nella sua estrema espressione diventa fatalismo, rassegnazione, ignavia e dall’altro rabbia, consapevolezza di un passato glorioso, orgoglio, ribellione agli stereotipi di lombrosiana memoria, rispolverati negli ultimi anni ad uso e consumo del popolo padano. Al di là della terribile ereditarietà sociale che mortifica la gente di Calabria, i vinti, i perdenti di ieri e di oggi, hanno identici tratti e trattamento, ovunque in questo paese. In Gelusa val la pena considerare il legame di terra sangue e speranze che stritola le storie minime dei suoi personaggi nell’incastro dei meccanismi reali, asettici e inesorabili, della Grande Storia. Meccanismi a cui tentano malamente di sfuggire, attraverso le azioni che costituiscono nel romanzo la fitta trama di accadimenti segnatamente calabri, perché intimamente connessi alla natura ambigua e struggente della Calabria con la sua vocazione ambivalente, oscillante fino al fondersi, del terragno con l’arcano. Val la pena dunque di entrare in questo spazio temporale che seppur appartiene al passato risulta attuale nelle emozioni, nei desideri, nei dolori e nelle gioie in cui ogni persona può ritrovare una parte di sé. Sono intervenuti: Cristina Dalla Costa, Vito Teti, Emilia Luigia Pulitanò, Antonio Scaglia. Le voci narranti: Angelo Lombardo, Antonio Mantella, Giuditta De Santis, Antonio Sicilia. Ha coordinato i lavori Pino Sassano. Ci ha deliziato i canali uditivi con la sua Fisarmonica il maestro Ivano Biscardi. L’autrice, è un’ Assistente Sociale di formazione sistemico-relazione, ha insegnato Metodi e Tecniche del processo d’aiuto presso l’Università degli Studi della Calabria. Ha pubblicato su riviste scientifiche diversi articoli e saggi sul Servizio Sociale in Italia. Si occupa di Ricerca e progettazione sociale nell’Asp di Cosenza oltre che Pari Opportunità e Mobbing. Per Pellegrini Editore ha curato “Relazioni Pericolose. Aiutare stanca aiutare cambia” e “La linea d’ombra. Narrazioni sull’aiuto controverso “. Gelusa è il suo primo romanzo. |
PUBBLICATO 22/06/2012
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