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Suonnu 'e menz'agustu

Associazione T.A.M.M.
Foto © Acri In Rete
Nella seconda metā di giugno l'associazione T.A.M.M., Teatro Arte Musica Multimedialitā presenterā in anteprima un nuovo spettacolo presso il chiostro della Comunitā Montana. Per le spese d'allestimento nei prossimi giorni sarā possibile contribuire volontariamente recandosi presso l'agenzia EVENTI IN sita in Viale Beato Angelo, 51. Ai contribuenti verrā dato in omaggio un libricino di 56 pagine con il testo, stampato anche con il contributo del Lions club e della BCC Mediocrati, e il diritto di richiedere un invito per una delle due repliche previste.
Qui di seguito la copertina e le prime 5 pagine.del libro.


Shakespeare in una "rumanza" popolare di sapore antico, per il ritorno in scena dell'associazione teatrale T.A.M.M.: la compagnia Teatro Arte Musica Multimedialitā questa volta adatta il "Sogno di una notte di mezza estate" al dialetto e alle tradizioni di Acri reinterpretando la poetica e l'opera del grande drammaturgo inglese in salsa calabrese.
Non č la prima volta che la Tamm si confronta con grandi opere rese in scena in dialetto acrese. Dal 1996, accanto agli spettacoli prodotti in italiano, la compagnia ha osato l'adattamento della Moscheta di Ruzante nel "U Muscariellu", poi ecco 'U Cantu 'e Natčadu' ispirato a ' La Notte di Natale' di Padula e alla 'Cantata dei Pastori'. Altre rappresentazioni sono nate da attivitā di scrittura di gruppo come 'Luna', serie di monologhi intrecciati di persone che si raccontano, 'Supra d'Uortu' sulla vita quotidiana dei giovani acresi e vincitore di un concorso teatrale, ' 'I Cullurielli' commedia brillante sui rapporti familiari e 'Tammore' nel quale ci si interrogava sulla definizione dell'amore. Un'attivitā costante nel tempo, alternata con l'organizzazione di kermesse di giochi, attivitā estive e spettacoli per i bambini, oltre a laboratori teatrali rivolti particolarmente ai giovani ed alla promozione di un festival di teatro di figura esaltato dall' intervento di artisti di livello nazionale.
Nasce da questa attivitā la scelta del 'Sogno' di Shakespeare che č un'ulteriore dimostrazione della grandezza del drammaturgo inglese le cui opere, oltre ad essere oggi ancora continuamente rappresentate cosė come lui le aveva concepite, possono essere efficacemente adattate alla cultura ed alla lingua di popoli molto diversi e a vari linguaggi espressivi. Non una semplice traduzione, quella della Tamm, ma un adattamento che ha il sapore antico delle 'rumanze' popolari che i nonni raccontavano intorno al focolare, anche se gli sviluppi della storia, le relazioni tra i personaggi e le immagini shakespeariani sono stati, sostanzialmente, rispettati. La scelta del dialetto contemporaneo dovrebbe, poi, permettere agli acresi e ai calabresi in generale di tutte le etā una facile comprensione sia nella lettura che nell'ascolto.
Nella scrittura si č preferito utilizzare solo le lettere dell'alfabeto italiano con alcune eccezioni per i suoni troppo particolari che sono evidenziati da un trattino o una sottolineatura. Molti dubbi sono stati superati grazie anche ai preziosi consigli del professore Giuseppe Abbruzzo, capace non solo di parlare il dialetto acrese ma di raccontarlo e farlo vivere.

SUONNU 'E MENZ'AGUSTU
PERSONAGGI

Don Tutųru Sindaco di Acri Angelo Aiello
Donna Rosetta Sposa di Don Tuturu Rosanna De Marco
Mastr'Egidiu Padre di Emmicella Vincenzo Ferraro
Emmicella Innamorata di Adessandru Anna Perri
Edinella Innamorata di Demetriu Alessandra Pettinato
Demetriu Innamorato di Emmicella Antonio Palopoli
Adessandru Innamorato di Emmicella Luca Cirino
Cheapafrėsca Commediante Pier Paolo Malito
Buttųnu Commediante Francesco Gaccione
Dampa Commediante Antonio Palopoli
Cheapatōsta Commediante Giuseppe Palopoli
Sbrigliųnu Re delle fate Angelo Aiello
Zizzanėa Regina delle fate Ilaria Natalini
Spiritā Spirito serva di Zizzanėa Giuseppe Palopoli
Papparōnu Elfo servo di Sbrigliunu Rosanna De Marco

SCENA 1 (PIAZZA)
(Tutųru - Rosetta - Mastr'Egidiu - Emmicella - Demetriu - Adessandru - Edinella)
Tutųru e Rosetta stanno parlando del loro matrimonio. Vengono interrotti da Mastr'Egidiu che ha promesso in sposa sua figlia Emmicella a Demetriu. Lei, perō, č innamorata di Adessandru e non accetta gli ordini del padre. Mastr'Egidiu invoca una vecchia legge che prevede la morte o la vita in convento per le figlie disubbidienti. Adessandru ed Emmicella decidono di scappare dal paese e andare nel bosco. Incontrando Edinella, innamorata di Demetriu e loro amica, la informano del loro piano. Edinella decide di dire a Demetrio quello che ha saputo.

TUTŲRU:
Rose'…! 'U juorn''e du matrimoniu sta benėennu.
Quattru juorni e la duna nova va criscėennu.
Ma 'ssa duna nova mo' ch'č menz'astčata
a crėsciari tanta mųscia 'un č mčaji stčata

ROSETTA: Oi Tutu'...
Quattru juorni chi ci mėntani a cangčari
'intra quattru notti chi fčani sonnčari,
pu' 'a duna nova cumi 'n arcu 'e argėentu
n'allųcia 'ssu matrimoniu e si' cuntėentu.

TUTŲRU:
Rose'….! Mi 'nncarric''e da nova duna…
Fatti vasčari 'ssi dabbra ad una ad una.

ROSA: (Tutu'…. )

MASTR'EGIDIU: (entrando)
Tanta bona saduta a Don Tutųru,
sėnnacu quann'č chičaru e quann'č scuru.

TUTŲRU:
Grazie, grazie, mastr'Egi'.!. Mo' manėati.
'N'čatru mumentu ppe' benėri 'u' ll'avėati?
Chi c'č? Chi boditi? Chi bi serba?
Pčara ca t'ha' mangčatu 'na mad'erba.

EGIDIU:
Tiegnu 'na rāggia e 'na tremarella,
ppe' curp''e fėgliama Emmicella.
(a Demetriu) Don Tutu', a 'ssu giuvanottu 'e s''a spusčari
'nu cunsensu č dunčatu, supra l'atčari.
(ad Adessandru) E 'ssu giuvanu mčadu 'mparčatu
'u cor''e fėgliama ha affascinčatu.
Tu, tu, Adessandru, 'e arriet''i muri
ll'ha mannčatu poesii e pign''e amuri.
Ti si' misu 'intra 'ssa chčapa madčata
'e essari 'u zitu sua, e ll'ha' 'nzanzčata.
Sutt''a finestra 'i canzunelli duci ll'ha' cantčatu.
Ccu' la duci''e da duna 'u cori ll'ha' arrobbčatu.
Signor sėnnacu, illa Demetriu se de' spusčari
o alla vecchia degg''e du paisu se de' chjchčari.
Iu sugn''u pčatru, e la vita iu ci ll'č dunčata
e s''u' fa chillu chi dicu č de morėri ammazzčata.


TUTŲRU:
Emmice', tu chi ni pėenzi,
ma fallu ccu' tutt''i sėenzi.
'I bellėzzi ti ll'ha dunčatu mastr'Egėdiu
ed ad illu ll'č vėdari cumi si fussa 'nu diu.
'Un ci penzčari cchių a ss'čatr'omu,
Demetriu č 'nu veru gadantōmu.

EMMICELLA:
Tčadu e qučadu ad Adessandru mia,
ch'č la menzėna giusta ppe' l'arma mia.

TUTŲRU:
Chiss'č beru ppe' tia ma 'u' bo' parta.
Č fčari chillu chi dėcia la carta.
Tu mo' t''u potėssa mėntar'intr''a chčapa:
Adessandru 'intra vita tua 'un ci chčapa.

EMMICELLA:
Cum''i bėu iu, vodėssa,
ca pātrima 'i bidėssa.

TUTŲRU:
Emmicč, tu ll'č vėdari cum''i bida parta,
t'č dittu ca cussė č scrittu supr''a carta.

EMMICELLA:
Vodėa sapėri chi mčadu mi po' capitčari,
cā ccu' Demetriu 'u' mi ci vuogliu maritčari


PUBBLICATO 03/06/2012

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