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Premiato l’ospedale di Acri come miglior centro di ricerca in occasione della prima ricerca italiana sul dolore in ospedale svolta sul campo dalla Fadoi.

Maria Gabriella Ferraro
Foto © Acri In Rete
Quasi quattro pazienti su dieci ricoverati in ospedale provano dolore. Le cause? Molteplici. Il cancro è solo una delle fonti di sofferenza fisica. I malati soffrono soprattutto di dolore alle ossa, alle articolazioni ed ai muscoli. Ma anche il dolore addominale fa la sua parte.
Il risultato emerge dalla prima ricerca sul dolore negli ospedali, svolta sul campo dai medici internisti della Fadoi. Lo studio (DOmiNO) “DOlore in medicina interna NO” , ha messo sotto la lente 5.200 cartelle cliniche di pazienti ricoverati nei reparti di medicina interna di 26 ospedali dislocati sull’intero territorio nazionale.L’indagine è stata effettuata nel periodo tra gennaio 2011 e marzo 2012.
Obiettivi:
- fotografare lo stato dell’arte del dolore cronico tracciando un identikit dei pazienti che necessitano di terapie ad hoc;
- capire in che misura fosse sentito e quanto fosse presente questo tema nei reparti di medicina interna;
- migliorare le performance e l’approccio terapeutico al dolore.

Tre gli step attuati: analisi del decorso di 2.600 pazienti ricoverati; intervento formativo sulla gestione del dolore; analisi conclusiva dei dati di altri 2.600 pazienti per valutare i cambiamenti.
L’ospedale di Acri è stato uno dei 26 centri partecipantie si è distinto dagli altri aggiudicandosi il riconoscimento come uno dei migliori centri.
La premiazione è avvenuta giorno 8 maggio 2012 durante i lavori del XVII Congresso Nazionale Fadoi tenutosi a Rimini.
Soddisfatti per l’obiettivo raggiunto la Dott.ssa Ferraro Maria, Medico Internista e principal investigator del centro, e il Dott. Francesco Iaquinta, Infermiere e co-investigator, ma pronti, ancora una volta, a rimettersi in discussione per il raggiungimento di altri e ottimali risultati, convinti che la professione sanitaria debba avere, sempre e comunque, al centro di qualsiasi processo, il paziente ed il miglioramento della sua qualità di vita. Solo non perdendo mai di vista questo punto di forza, si può pensare al ruolo ricoperto, come una base di partenza e mai di arrivo.

PUBBLICATO 24/05/2012

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