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Troppa violenza sulle donne. Diritti negati

Rosanna Fiamma
Foto © Acri In Rete
Maltrattamenti, stupri, sfruttamento, abusi, stalking, sono tutti aspetti di un unico problema che possiamo racchiudere in una sola, orribile, parola : “VIOLENZA”.
È un tema difficile quello della violenza sulle donne, ed ancora oggi, nel terzo millennio, dobbiamo affrontarlo. Le donne subiscono violenza semplicemente per il fatto di essere donne. Succede in molti paesi e l’Italia, purtroppo, non è da meno, anzi, nell’ultimo decennio, i casi di violenza e gli omicidi sono aumentati. Donne picchiate, aggredite, stuprate, mutilate, assassinate, private del diritto all'esistenza stessa e solo perché sono donne. Molti crimini che hanno come vittime donne sono per la maggior parte commessi tra le mura domestiche, quindi all’interno della famiglia, oppure sul posto di lavoro, e per mano di uomini che, o per un amore malato o per esercitare un predominio antico, rendono la donna, sia essa moglie, figlia, sorella o amica, vittima dei loro assurdi vizi di possesso, di gelosia o semplicemente di superiorità.
Certamente queste storie niente hanno a che fare con la parola amore, niente hanno in comune con la famiglia e meno che mai con il diritto alla vita ed alla dignità umana. Si coglie ogni anno l’occasione per parlarne nel giorno internazionale della donna, l’otto marzo, ma tutti i giorni siamo costrette a sentire fatti di violenza che hanno come vittime donne, basti pensare a Yara, Sara, Melania, le storie più recenti con assassini ancora impuniti, storie che hanno avuto più clamore grazie alla pubblicità mediatica, ma quante altre storie come queste sono rimaste senza colpevoli? Quante ancora taciute per paura o per vergogna? Quante donne minacciate e perseguitate hanno denunciato ma hanno ugualmente perso la vita perché ritenute esagerate o troppo spaventate. Molto spesso, infatti, accade che, pur rivolgendosi alle forze dell’ordine, queste sottovalutino segnali e gesti, che invece per la donna che li subisce sono importanti ed allarmanti, e così si arriva troppo tardi per poter impedire il peggio. Ma è sempre necessario che si arrivi alla morte per rendersi conto dell’ emergenza di questi casi? Ciò che sconvolge è che spesso vengono fermati ed indagati mariti o ex mariti, fidanzati o ex fidanzati e pur se le prove indiziarie siano evidenti si concedono sconti di pena, libertà vigilata, arresti domiciliari, insomma li rimettono in libertà dopo pochi anni, a volte dopo pochi mesi, mettendo di nuovo a rischio la vita di quelle stesse donne o di altre.
La violenza domestica è in aumento e questo è un dato allarmante e sconcertante. La donna è ancora considerata un oggetto da possedere, da mostrare come un trofeo, un corpo su cui infliggere colpi di ogni genere. Quale tutela si può garantire alle donne senza la certezza della pena? Se si infliggessero pene più severe, senza far passare questi uomini per malati e beneficiari così di pene più lievi, allora si potrebbe iniziare a cambiare le cose. Tra il 2010 e il 2011 i casi di stalking, di mobbing sessuale e gli stupri sono aumentati, ma quello che sconcerta è che si sentono ancora, da parte di avvocati, in difesa di questi mostri, frasi come: “la ragazza era consenziente”, “ la ragazza spregiudicata si pone in maniera provocante ed invitante”, “ Si sa a cosa si può andare incontro se si esce così tardi la notte.”
È vero, si può incontrare il lupo cattivo, ma non solo di notte e non solo nelle discoteche, un lupo che prima si comporta come un timido agnellino e poi si trasforma in una belva feroce. Quella bestia in tantissimi casi vive in casa, o nei luoghi che consideriamo meno pericolosi, come affermano le statistiche, quindi non diamo la colpa solo alle discoteche o al modo di vestire delle donne, c’è ben altro da combattere. Ogni donna ha diritto di vivere con dignità, denunciando ogni genere di maltrattamenti, persecuzioni e soprusi, ma con la garanzia che ci siano strumenti di difesa capaci di infliggere pene esemplari per fatti tanto gravi.

PUBBLICATO 26/03/2012

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