8 Marzo: Giornata Internazionale della Donna. Un Incontro un Augurio
Angela Maria Spina
L’occasione d’incontro e di riflessione, nata dalla sinergia tra l’assessorato alla cultura e la Fondazione V.Padula nasce per intercettare un diffuso bisogno di proporre nuove modalità di cura del femminile, attraverso nuove forme comunicative ed espressive sui temi della cultura di genere e della storia delle donne, per contrastare l’infamia della negazione, offrendo la parola a coloro che trovano indispensabile comunicare la Testimonianza e il Riconoscimento delle Donne, mettendo in campo azioni, talenti, entusiasmi, creatività e sana relazione tra le personali esperienze, competenze e il lavoro di studiose, accademiche e quello di donne attive e impegnate a tutto tondo. In una terra dove uccide più l’indifferenza, il silenzio e l’annichilimento di "memorie scomode" soprattutto femminili; che talvolta dimentica di offrire adeguati rappresentazioni al sentire e all’essere di tutte le sue donne. Specie in un’epoca come questa in cui insicurezza, instabilità senso di angoscia, insoddisfazione dei livelli lavorativi, il disconoscimento dei ruoli sociali e forse anche delle relazioni interpersonali, impone occhi nuovi alle donne per le donne e il mondo. L’occasione, lungi dall’avere la pretesa di esaurire in un'unica giornata i valori di un progetto ben più ampio, promosso dalla vice presidenza della fondazione, che auspica di dare corso al pieno sviluppo del progetto, con il sostegno di tutti i soggetti interessati, Enti Istituzioni, uomini e donne; è un felice ritorno della giornata internazionale della donna, anche a queste latitudini; con un’azione plurale e trasversale che ci sintonizza con le innumerevoli iniziative culturali svolte su questi stessi temi, in tutto il territorio nazionale e internazionale. Forte la richiesta di un pubblico numerosissimo, ben disposto all’ascolto e ampiamente compiaciuto dalle suggestioni evocative più estrinseche, che ha chiesto di continuare nella direzione del tema. Numerose le donne dei diversi ambiti professionali, arti e mestieri, che hanno impreziosito e apportato valore aggiunto con la loro partecipazione, al tema dei significati complessi – teorici e metodologici – dell’identità femminile, alle modalità di cura; e in particolare al carattere pervasivo elusivo e forse anche “ambiguo” del genere; come per l’aspetto della bruta violenza e dell’annientamento femminile, consumati sotto i riflettori della cultura di n’drangheta; o della violenza barbara contro le donne, attuata con lo stupro delitto potente contro la persona, la vita l’integrità delle donne, che diventa ancora più infamante quando è di gruppo. Delitto enorme, proprio perché consumato dal branco, pianificato e magari perpetrato per riporre la fisionomia e la celebrazione di un rito, una “iniziazione barbara” che ammette alla comunità malata coloro che vogliono e devono far capire alla donna chi comanda e chi decide. Violenza dura e nuda, che è viva brutalità del gruppo che proprio perché branco, diventa forte e irretisce. Questi alcuni dei temi oggetto delle riflessioni e delle analisi, sviluppati senza restrizione alcuna, affrontati nel pieno rispetto dell’idea personale e individuale di femminilità, oltre che degli specifici ruoli a largo raggio di madre, sorella, compagna, Donna. Era nelle intenzioni di offrire alle donne di questa città un modo per riappropriarsi dei luoghi dell’incontro e della relazione su temi non esclusivi ma inclusivi e/o tradizionalmente affrontati in ambienti accademici, o temi d’interesse meramente femminili. Rassicurante infatti anche la presenza di giovani uomini, che come studenti e studentesse, devono essere formati e educati ai temi della differenza, del genere e della storia delle donne. Tutti hanno messo in luce che in questa problematica è indispensabile cercare di elaborare e concepire le rappresentazioni del sentire e dell’essere individualità, fuori dalle vuote liturgie celebrative, cercando di cristallizzare percorsi di vita non importa se predestinati o disperate, con vite di povertà o sfacciata opulenza, di serena armonia o lacerante dissonanza; poiché siamo tutte collocate e proiettate come donne nella dimensione dell’Essere; Dovere Essere; Voler Essere e il Non Poter Essere... Il senso dell’incontro pertanto aveva a cuore - e vi è riuscito - di Individuare e Riconoscere e nel contempo Capovolgere l’assunzione di certi paradigmi, modelli che ripercorrendo costruzioni ed elementi del contesto sociale, attraverso stereotipie, preconcetti, immagini distorte del femminile, sono alimentate spesso con disinvoltura; appaiono inclini a determinare e favorire un profondo Vuoto di Senso e di Significato, se sganciati della complessiva storia delle donne; che pure quando prescinde da un’adeguata conoscenza complessiva, ne ricava germogli di Inferiorità, Discriminazione e Inadeguatezza. Il risultato è stato alquanto convincente, sia nell’evocazione dei linguaggi narrativi, che di quelliespressivi di analisi e riflessioni che hanno profilato e declinato l’immagine della rappresentazione del femminile, da quella degradata o del tutto falsata, a quella che il più delle volte non è rispondente né alla realtà né alle donne. Degnamente rappresentati e articolati i testi, anche attraverso la cura dei tempi registici, intensamente rappresentati e interpretati dalle giovani donne attraverso temi giornalistici, della pubblicità, dei mass media. Oltremodo necessario perciò cominciare a "curarsi del femminile" per percorrere la strada della memoria della testimonianza, ma soprattutto per utilizzare nuovi strumenti di elaborazione e di analisi critiche, nuove forme comunicative, che le donne dovrebbero usare per guadagnare credibilità, ma non sprecare né a loro stesse né alla società le occasioni per offrire contributi. La stessa che le donne intervenute numerose hanno dimostrato di saper riconoscere, senza anteporre ciò che le divide, differenze o singolarità, nella trasversalità tematica della condivisione, elementi spesi tutti in favore esclusivo della cultura femminile e dell’inarrestabile corsa verso il progresso. Elaborando e curando percorsi complessi, finalizzati ad azioni formative e interpretative è dunque auspicabile che si integrerà e completerà l’interrelazione culturale di azioni multi settoriali e soprattutto anche quella delle programmazioni disciplinari delle scuole di ogni ordine e grado sulla cultura di genere, attraverso l’azione specifica della Fondazione, istituzione somma nello sviluppo, studio e diffusione di studi e ricerche, che è per sua stessa vocazione, interlocutore e ideatore di una specifica e precisa attività programmatica, dei temi di genere e della storia delle donne, pronta come per altro già esperito, a sperimentare e praticarli guadagnandone consenso. E vocando necessità di dare un seguito all’idea, e di spezzare le vuote liturgie celebrative, per sostituirle con qualcosa di più sostanziale e per nulla retorico e pleonastico, ma al contrario recuperando su questi temi un ritardo ma non certo un’incapacità ideativa. Perché è condivisibile l’idea proustiana che "il vero viaggio di ricerca non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere Nuovi Occhi". Si tratta allora di adoperare i nostri. |
PUBBLICATO 10/03/2012
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