Drammatica testimonianza dell'amico di Lupin, assassinato ad Acri nel 2008
Alessandro Bozzo
L'episodio è stato raccontato ieri dallo stesso Angelino Perri durante il processo che si sta celebrando in Corte d'assise a Cosenza e che vede come unico Ferdinando Gencarelli. Secondo i pubblici ministeri Salvatore Di Maio e Giuseppe Visconti fu l'impiegato comunale a sparare a Natale Sposato. Una testimonianza lunga quella di Angelino Perri, a tratti drammatica, come quando ha raccontato un episodio avvenuto pochi giorni dopo il delitto, quando il padre di Natale Sposato e suo genero entrano nel bar Due Stelle di Acri e ordinano da bere. «Il titolare del bar –ha riferito il testimone – fece le sue condoglianze al padre di Natale Sposato e lui gli rispose: "mo' i soldi della pensione me li tengo tutti"». Una frase inquietante, che dimostra come la morte di Lupin fosse stata una sorta di liberazione: «Nei giorni immediatamente dopo l'omicidio – ha detto Perri interpellato sull'argomento dagli avvocati Manna e Pugliese, difensori dell'imputato – i familiari erano tranquilli, come se non fosse successo niente». Questo, insieme alla strana omertà di quasi tutte le persone sentite in qualità di testimoni, rappresenta l'aspetto più inquietante dell'intera vicenda e ne fa uno dei processi più controversi mai celebrati al tribunale di Cosenza. Dopo Angelino Perri sono stati sentiti anche i fratelli di Natale Sposato: Domenico, Massimo e Maria. I tre hanno reso testimonianze molto simili. In particolare, tutti hanno confermato che la madre indicò in Ferdinando Gencarelli detto Gino l'autore dell'omicidio del figlio soltanto due anni dopo il fatto. Una circostanza smentita dalle intercettazioni agli atti del processo. Non solo, i fratelli del vittima non sono mai andati a raccontarlo ai carabinieri. «Perché lo aveva fatto già nostra madre », ha dichiarato Maria Sposato, interpellata sull'argomento sempre dagli avvocati difensori. L'omicidio di Natale Sposato risale alle 23.30 del 26 settembre del 2008. La vittima venne assassinata davanti alla porta di casa con due colpi esplosi con un fucile da caccia. Il presunto assassino avrebbe agito per l'esasperazione causata dai frequenti furti commessi dalla vittima (non a caso soprannominato Lupin) nel suo podere, l'ultimo dei quali costituito dai un sacchetto di noci. Lo disse lo stesso Angelino Perri ai carabinieri il 6 agosto del 2010: «(...) Natale ebbe molti problemi con Gino Gencarelli. Tanuzzo era solito andare a rubare noci, legna, attrezzi vari dalla proprietà di Gino, che dista solo due chilometri dalla casa di Pietramarine di Natale. (...) Quello che rubava presso le campagne di Gino veniva rivenduto dallo stesso Natale per il paese e i pochi euro che riusciva a ricavare li teneva per sé. Molte volte vendeva le noci al fruttivendolo Lorenzo La Greca sito nei pressi del bar Poppys ad Acri e, spesso, chiedeva a suo padre Eugenio di raccogliere noci, castagne e quant'altro dalla terra di Gino per andarle a rivendere. (...) Non escludo che Ferdinando detto Gino arrabbiatosi per i continui furti presso la sua proprietà che curava in maniera quasi maniacale, visto anche il suo carattere violento, abbia avuto discussioni con Natale (...) Tanuzzo mi raccontava di molti episodi in cui Gino Gencarelli, dopo essersi accorto dei furti nelle sua proprietà, si recava a casa di Natale e in quel posto avvenivano discussioni(...)». Il processo riprenderà il 6 marzo prossimo. |
PUBBLICATO 23/02/2012
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