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Trematerra non si dimette

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Gino Trematerra non si è dimesso da sindaco. E questo può significare molte cose. Innanzitutto che strategicamente il centro – destra di Acri ha adottato una soluzione diversa da quello di Catanzaro, in una situazione sostanzialmente simile.
Qui la maggioranza vuole percorrere la strada della decadenza dalla carica, considerato che Trematerra ha già scelto il Parlamento europeo alla poltrona di primo cittadino, nonostante nella campagna elettorale del 2010 avesse solennemente dichiarato il contrario. La volontà è quella di prendere più tempo possibile, per non votare già nella prossima primavera, e di puntare alla reggenza del vicesindaco, anche se questa strada risulta difficilmente praticabile.
Con le dimissioni sarebbe invece scattato automaticamente, dopo i canonici venti giorni, il commissariamento e quindi si sarebbe certamente votato in primavera.
Il centro – destra ha disperatamente bisogno di un po' di tempo, perché c'è la convinzione che i risultati dell'azione amministrativa in atto si vedano solo tra qualche mese. Di tutt'altro avviso, ovviamente, le opposizioni, per le quali è necessario ridare voce e schede all'elettorato al più presto possibile.
Le mancate dimissioni potrebbero comunque essere lette come un'azione difensiva, per non rimanere a mani vuote. Gino Trematerra rischia anche lo scranno di Strasburgo e le dimissioni da sindaco avrebbero potuto avere un effetto boomerang.
C'è infatti la spada di Damocle del ricorso presentato alla Corte d'Appello di Roma, con conseguente interessamento del Procuratore Generale della stessa Corte. Si discuterà il 29 febbraio e, qualora le tesi esposte dagli avvocati Martelli e Calabrese dovessero essere accolte, Trematerra, che non avrebbe operato la scelta entro i tempi previsti dalla legge, decadrebbe da parlamentare europeo e sarebbe sostituito dal primo dei non eletti.
Quando si tratta di incompatibilità e rappresentanza in consessi istituzionali non c'è mai nulla di scontato e le maglie di discrezionalità potrebbero essere decisive.
Intanto il centrosinistra è sul piede di guerra e incalza il sindaco, cercando di saperne di più sulle sue intenzioni.
La tattica dilatoria della maggioranza sposta la responsabilità delle scelte. E' come se il sindaco dicesse: "io ho scelto di fare il parlamentare europeo (e occorrerà capire se ha osservato i tempi previsti dalla legge), ora ditemi voi cosa devo fare". Quindi tutto un iter che potrebbe servire a guadagnare il tempo necessario an andare oltre i tempi utili a votare quest'anno.


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 15-1-2012.

PUBBLICATO 16/01/2012

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