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United for change

Renée Concetta Duardo
Foto © Acri In Rete
"UNITED FOR THE GLOBAL CHANGE": questo è il nome dato alla giornata del 15 ottobre 2011. La popolazione mondiale, senza alcuna differenza linguistica o religiosa, si è mobilitata per protestare, per poter contestare quello che è l'attuale sistema economico, politico e sociale.
Un sistema in cui chi governa pensa ai propri interessi e non a quelli pubblici, in cui ciò che conta è la capitalizzazione dei propri beni. Ma ad arricchirsi sono in pochi, mentre tutto il resto del mondo è costretto a sostenere il macigno di una crisi che sembra quasi irrisolvibile. E così siamo noi cittadini a dover subire le restrizioni imposte dai governi che non riescono o non si impegnano a trovare un' adeguata soluzione. Pertanto in tutte le piazze più importanti di ogni nazione si è gridato a gran voce. Noi ragazzi e cittadini di Acri, volendo sostenere la manifestazione, che in Italia ha avuto il suo epicentro a Roma, ci siamo mobilitati nella stessa giornata per manifestare la nostra rabbia ed il nostro dissenso nei confronti di una classe politica che nel nostro Paese è completamente disinteressata ai problemi dei cittadini e a quelli della cosa pubblica, che si concentra sulle situazioni giudiziarie personali e che non fa altro che sottolineare l'alone di corruzione che gravita intorno ad essa. In tutto ciò, da anni tale classe dirigente ci sta portando a distogliere la nostra attenzione dalla politica e ad indirizzarla in ambiti che non portino alcun problema all'apparato decisionale. Al contrario in noi l'indifferenza, verso la quale hanno cercato di portarci, man mano sta perdendo di intensità. Si è manifestato per la precarietà e la disoccupazione che attanagliano il paese e anche per riottenere il C.N.L. (contratto nazionale di lavoro), poiché il lavoratore è colui che più di tutti necessita di tutela da parte dello Stato.
Ancora, l'aumento della tassazione, che paradossalmente avrebbe dovuto portare il benessere, è stato tra i temi centrali della protesta, poiché si pretende che siamo noi a dover pagare, con i nostri risparmi e non solo, il prezzo di una crisi causata dalle speculazioni delle banche. Allora, "Rise up Europe, Rise up Italy". E' necessario capire ed esigere rispetto, facendo ciò che si può per non subire passivamente le angherie e i soprusi che quotidianamente ci costringono a chinare il capo ed a accettare i ricatti dei potenti, che ogni giorno ci costringono a morire solo per continuare a vivere.
L'Europa non ci stà, L'Italia non ci stà, Acri non ci stà… Non comprerete il nostro silenzio.












Foto Federica Ginese

PUBBLICATO 17/10/2011

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