I cittadini organizzano una raccolta firme contro la chiusura dell'ospedale di Acri
Giulia Zanfino
In una regione dove il Pdl è ostaggio dell'UDC, Gino Trematerra poteva fare la differenza. Del resto, in un'epoca decadente come questa, una battaglia di civiltà come quella per la tutela delle strutture pubbliche, in un paese isolato come Acri, era dovuta. Invece silenzio, passerelle miserabili. Discorsi arraffazzonati. Eserciti di surrogati, sedotti dal potere, pronti a indossare qualsiasi colore polico. Qualsiasi Dogma. Intanto le casse del Comune sono vuote. O almeno così sembra. Il clima è quello di un futuro paese dormitorio, dove tutte le strutture pubbliche, compreso il Tribunale, sono sotto lo scacco di una chiusura imminente.. Intanto i cittadini sono sul piede di guerra e hanno deciso di colmare le lacune della politica. Adulti, giovani precari e disoccupati, quindi, da domani, scenderanno in campo per lanciare una raccolta firme contro la chiusura dell'ospedale. "Siamo stanchi di assistere a questo teatrino decadente. Da domani scenderemo in campo! Proprio noi che non abbiamo un lavoro remunerativo, tantomeno un autista e un segretario, faremo vedere ai nostri politici locali come ci riprendiamo i nostri diritti" afferma una giovane donna indignata, mentre prepara i fogli su cui verranno raccolte le firme, a suggello di una battaglia che si annuncia vera e concreta. "Visto che i nostri governanti non ci coinvolgono nelle questioni che riguardano il benessere del paese, ma corrono da soli, lasciandosi alle spalle solo macerie e miseria, abbiamo deciso di dimostrargli che possiamo fare a meno di loro. Continuino a sguazzare nella loro miserabile ipocrisia da berlusconisti decadenti. Noi sappiamo chi siamo e quali sono i nostri diritti! E che la violazione di diritti fondamentali dev'essere punita dalla legge! La stessa Regione Calabria non pensi di poter chiudere l'ospedale di un paese isolato senza che i suoi cittadini le presentino il conto. Se c'è anche solo la possibilità di chiedere giustizia lo faremo! A costo di adire la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo!". Intanto, domenica scorsa, il sindaco Trematerra è stato caldamente ringraziato nell'ambito della celebrazione della terza partita di campionato, Acri-Cosenza, in un campo sportivo gremito. Di cosa sia stato ringraziato resta un mistero. O forse a ringraziarlo è stato qualcuno a cui l'amministrazione Trematerra piace. "Ci chiediamo e chiediamo alla cittadinanza tutta cosa si aspettava da Gino Trematerra" afferma il PdCI acrese "se per anni quest'uomo ha rivestito incarichi politici prestigiosissimi e per il nostro paese ha fatto poco e niente!". In effetti, vista la brillante carriera politica di Gino Trematerra e la sua grande complicità con il leader dell'UDC, Casini, Acri, suo paese d'origine, un tempo ricco di attività produttive, avanguardie culturali, bellezze naturali inestimabili, oggi dovrebbe essere il fiore all'occhiello della Calabria. Invece le strade sono sempre più spopolate. I giovani continuano a fare le valigie. Se non si è servili e compiacenti con i politici agganciati al sistema, allora si fa la fame. Resta la dignità. E la voglia che le cose cambino. Che a governare le nostre terre sia gente capace di saper vedere percorsi possibili, senza seguire il percorso già segnato da clientele e servilismi. Resta il coraggio di scendere in campo e fare la differenza. Quando non si ha nulla da perdere resta solo questo. |
PUBBLICATO 05/10/2011
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