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E' allarme per i servizi

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Nell'ultima riunione del consiglio comunale ha fatto capolino, grazie alla sensibilità di qualcuno dei consiglieri, ma non è arrivato in tutta la sua potenziale e drammatica portata.
E' l'allarme sociale determinato dal ridimensionamento o chiusura di alcuni dei servizi presenti sul territorio. Enel, sezione staccata del Tribunale, Giudice di Pace, Inps e Agenzia delle Entrate da qui a poco potrebbero non esserci più oppure esserci in forma e dimensioni di gran lunga meno ambiziose.
Per non parlare dell'ospedale, che ha già perso, nella più assordante indifferenza, il punto nascita dallo scorso mese di maggio, e il cui futuro è ancora avvolto in una nuvola di impenetrabile incertezza.
Per quanto riguarda l'Enel, la sua presenza sul territorio acrese è storica e radicata, anche per via della centrale idroelettrica di Là Mucone. L'azienda ha comunque già fatto sapere che nel piano di ristrutturazione cui sarà sottoposta ad Acri non potrà più mantenere i livelli finora garantiti.
Sul futuro della sezione staccata del Tribunale, anche se di ufficiale non c'è ancora nulla, aleggia un pessimismo che si tocca con mano. Così come per il Giudice di Pace. Qualora anche quest'ultimo dovesse essere soppresso, vi sarebbero contraccolpi non indifferenti, con cittadini e operatori delle giustizia costretti a recarsi a Cosenza anche per cause di poche centinaia di euro. Per non parlare dell'indotto.
Destano preoccupazioni pure gli uffici dell'Inps e dell'Agenzia delle Entrate.
Se quanto si paventa dovesse per davvero materializzarsi, la comunità subirebbe un ulteriore ridimensionamento. L'assenza di infrastrutture adeguate continua a mantenere Acri in una posizione di isolamento, che inibisce in maniera decisa le sue possibilità di sviluppo.
Nel centro presilano l'emigrazione giovanile ha raggiunto livelli che troppo ottimisticamente si pensava appartenessero ormai solo alla storia. Chi rimane, lo fa o perché ha delle entrate tali da non avere eccessive preoccupazioni di sopravvivenza o per puro spirito di indomabile ottimismo.
Quello che tuttavia più inquieta è lo stato di narcosi in cui la comunità sembra essere avvolta, così come registrato dalla chiusura del punto nascita. E' come se fosse entrata in un vortice di fatalismo, con chiusure e ridimensionamenti che non possono essere scongiurati, per cui risulta inutile anche la più blanda protesta. Eppure non più tardi del 1997 fu grazie alla protesta permanente del consiglio comunale, supportato dalle organizzazioni sociali e di categoria, a far si che la chiusura della Pretura fosse accompagnata dall'apertura di una sezione staccata del Tribunale. Vista con gli occhi di oggi, quella sembra essere una cartolina sbiadita dal tempo e dall'indifferenza.

PUBBLICATO 02/10/2011

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