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Dal Pd siluri a Musi

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Un duro affondo contro il commissariamento del partito e contro il commissario Adriano Musi parte da Acri e scuote ulteriormente il Pd regionale.
L'hanno firmato, in particolare, il consigliere regionale Mario Franchino e il membro della direzionale nazionale del partito, Enza Bruno Bossio. Sul palco con loro c'era anche il capogruppo in consiglio regionale, Sandro Principe, che ha dato vita a un'analisi più articolata.
Il destro l'ha fornito la Festa Democratica, promossa dal circolo cittadino del Pd.
Se il dibattito del giorno prima, con il consigliere regionale Mario Maiolo, il segretario regionale dei Giovani Democratici Luigi Guglielmello, il vicesindaco di Acri Luigi Maiorano, e i sindaci di Rose e Luzzi, Stefano Leone e Manfredo Tedesco era rimasto nell'alveo di una tranquilla discussione sul federalismo fiscale, sabato sera, in Piazza Purgatorio, è andata in scena una sorta di psicodramma collettivo.
Si discuteva di "Cittadini, politica e Mezzogiorno", ma gli spunti più interessanti sono venuti dall'attualità politica e dalle riflessioni sullo stato in cui versa il Partito Democratico. Se per Enza Bruno Bossio non è in crisi lo strumento partito, inteso nella sua forma più tradizionale, ma la stessa politica, per Sandro Principe, "non dobbiamo avere paura della modernità, perché oggi ci sono opportunità diverse per coinvolgere i cittadini".
Per il capogruppo in consiglio regionale, "il Pd perpetua un'anomalia italiana e non dobbiamo avere paura di indicare come esempio le grandi socialdemocrazie del Nord Europa. Il punto è che in Italia una forza socialdemocratica non l'abbiamo mai avuta, neanche con il Psi". Per la Bruno Bossio, "il problema non è tanto la definizione socialdemocratica del Pd, ma la necessità di mettere insieme una forza in grado di arrivare a essere maggioranza nel Paese".
Insomma è stata una discussione senza rete e senza infingimenti, anche quando Principe ha sostenuto che tutto sommato questo sistema elettorale in fondo fa comodo a tutte le segreterie dei partiti, "che possono nominarsi i parlamentari". Per la Bruno Bossio "basta con le Mazzucconi calate dall'alto".
L'affondo più diretto alla gestione commissariale del partito l'ha firmato Mario Franchino.
"Da più di un anno - ha sostenuto il consigliere regionale - nel partito c'è difficoltà anche a fare una chiacchierata, mancano gli spazi di agibilità democratica". Per Franchino, "è necessario fare subito i congressi, per restituire normalità al partito".
Critiche a Musi anche dalla Bruno Bossio, secondo la quale "questa situazione, nella quale un commissario è assente fisicamente da luglio, non può più reggere".
Per Franchino "il rilancio deve partire dai territori", per Principe "i territorio servono a bastonarci". Per l'ex sindaco di Rende serve "un atto di resipiscenza collettiva nel Pd. Nessuno deve pensare di essere esente da responsabilità e ognuno deve essere pronto a fare mea culpa".


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 11-09-2011.

PUBBLICATO 12/09/2011

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