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I pm sentiranno molti politici.

Giuseppe Baldassarro
Foto © Acri In Rete
Saranno sentiti dalla Procura di Torino i politici i cui nomi sono finiti nelle intercettazioni telefoniche relative all’inchiesta che ha portatoa 151 arresti per ‘ndrangheta. Ma la priorità, fanno sapere dalla stessa procura, almomento è di ascoltare gli stessi arrestati. A eccezione dell’ex sindaco di Leini (Torino), Nevio Coral, in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, non c’è nessun politico indagato. Quindi quanti saranno convocati, risponderannosolo edesclusivamente come persone informate suifatti esolo qualorala lorotestimonianza potrà essere utile a spiegare singoli episodi o condotte di terzi. L’inchiesta – hanno detto mercoledì gli inquirenti – è ancora all’inizio per quanto riguarda i politici e l’intreccio con la mafia. Diversi i casi di contatto emersi dalle intercettazioni e riprese video. Il principale riguarda l’onorevole Domenico Lucà, del Pd, che appare in due intercettazioni con Salvatore Demasi, detto Giorgio, capo della «locale» di Rivoli (Torino), a cui chiede di aiutarlo a fare votare Piero Fassino alle ultime primarie del centrosinistra a Torino. Lucà ha già fatto sapere che da tempo conosceva Demasi (oltre 30 anni), ma che non immaginava chi fosse in realtà, altrimentinonavrebbe mai avuto rapporti con lui. Ad avere rapporti con lo stesso Demasi sono stati anche l’onorevole Gaetano Porcino dell’Idv (che ha incassato la solidarietà di Di Pietro), il consigliere regionale Antonino Boeti del Pd (che si è detto pronto alle dimissioni qualora il partito avesseanche unminimo dubbio), gli ex assessori del Comune di Alpignano (Torino) Carmelo Tromby dell’Idv e Domenico Massimo Cairoli dei Socialisti. Sempre Demasi, secondo le intercettazioni, avrebbe lavorato per portare voti all’attuale sindaco di Ciriè (Torino), Francesco Brizio,che nega ogni contatto. Un’intercettazione con immagini fotografiche, invece, ha colto l’assessore regionale Claudia Porchietto del Pdl, nel 2009, quando era candidata alla presidenza della Provincia di Torino, mentre entrava in un bar di Torino dove ha incontrato Giuseppe Catalano, un altro boss locale, per pochi minuti. Secondo Porchietto fu un incontro elettorale come tanti, favorito dal fatto che il nipote di Catalano, Luca, è consigliere comunale del Pdl a Orbassano (Torino). Sempre dallo stesso Giuseppe Catalano parte il ramo di intercettazioni che interessa invece Fabrizio Bertot, sindaco di Rivarolo Canavese (Torino), per cui il boss mise inmotouna veraepropriamacchina organizzativa per spingerne l’elezione alle ultime europee. Per la procura, Bertot era stato presentato «ad alcuni degliaffiliati alla‘ndrangheta più rappresentativi della Provincia di Torino – come si legge nell’ordinanza – In particolare, dopo la presentazione ufficiale del candidato agli esponenti della ’ndrangheta della provincia, Catalano ha iniziato personalmente una trattativa finalizzata al cosiddetto voto di scambio: come contropartita all’appoggio elettorale era prevista la dazione di euro 20 mila». Secondo Bertot, Catalano è solo «una delle tante persone incontrate in campagna elettorale». Un episodio riguarda il piccolo Comune di Castellamonte (Torino), il cui sindaco Paolo Mascheroni è al centro della conversazione tra due degli esponenti della ’ndrina locale, Biagio Curatolo e Antonio Occhiuto, che lo definiscono «bravo» e «sempre devoto». Infine il convegno a cui in Piemonte prese parte il senatore Gino Trematerra, organizzato da un mafioso, Benvenuto Praticò, al quale venne accompagnato da un altro mafioso. Episodio questo, citato nell’ordinanza, in cui si specifica che gli ‘ndranghetisti non avevano rapporti diretti con il senatore,mache questi era stato invitato al convegnoda «un’amicodi genova», rivelatosi essere Onofrio Garceca, un uomo del clan Bonavota.


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 10-06-2011.

PUBBLICATO 10/06/2011

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