Chiuso il punto nascita.
Piero Cirino
Ieri il direttore generale del dipartimento per la Tutela della Salute della Regione Calabria, Antonino Orlando, accompagnato dal sindaco Gino Trematerra, ha incontrato gli operatori sanitari. Ha sostanzialmente ribadito quanto il presidente Scopelliti aveva detto a una delegazione guidata dalla stesso primo cittadino giovedì scorso, garantendo l'impegno della Regione per un potenziamento dell'ospedale, scongiurando sia la chiusura che il declassamento. Nulla da fare per il punto nascita, così come aveva comunicato il giorno prima alle assise comunali Gino Trematerra. Da oggi i cosiddetti parti programmati dovranno essere fatti altrove, con buona pace dei possibili problemi legati alle distanze e alle pessime vie di comunicazione. L'ospedale di Acri tuttavia garantirà le urgenze, cioè il parto in condizioni di emergenza. E questo quantomeno significa che dovrebbe (e mai come in questo caso il condizionale è d'obbligo) rimanere operativo un personale che preveda figura come il ginecologo, il pediatra, la puericultrice, ecc. La notizia comunicata dal sindaco ha colto molti di sorpresa, anche perché egli stesso nelle scorse settimane aveva disseminato una abbondante messe di ottimismo, che oggi fa a pugni con una realtà ben diversa. Trematerra aveva impegnato il suo prestigio, chiedendo a tutti di mantenere un tono basso, e oggi la città si ritrova con un punto nascita in meno e promesse che non sono neanche state messe nero su bianco. Tra l'altro, è stato anche detto che nelle prossime settimane dovrebbe aprirsi un tavolo tecnico per esplorare la possibilità di siglare dei protocolli tra gli ospedali in cui sono stati chiusi i punti nascita e quelli di riferimento. Ma cosa questo significhi è tutto da scoprire. Cosa Acri abbia fatto per evitare che si materializzasse questo risultato è difficile capire. Tutto infatti è stato affidato nelle mani di Gino Trematerra, ex Senatore della Repubblica, ex consigliere e assessore regionali, europarlamentare, coordinatore regionale dell'Udc e padre dell'assessore regionale Michele. Ora da più parti, non sapendo proprio con chi prendersela, viene tirata in ballo l'associazione nazionale dei ginecologi, rea di aver fatto pressione affinché venisse applicata, per una questione di sicurezza, la direttiva in base alla quale occorre chiudere i punti sotto le cinquecento nascite all'anno. Eppure la situazione di oggi non è diversa da quella di settimane e mesi fa, quando si diceva che il punto nascita ad Acri non avrebbe chiuso. Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 01-05-2011. |
PUBBLICATO 01/05/2011
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