Vedere con gli occhi del cuore.
sac. Sergio Groccia
Storie di sofferenze, certamente; ma anche di luce e non sembri un'espressione di cattivo gusto; potrà sembrare paradossale ma è pienamente veritiera per la profondità, la sensibilità, le intuizioni, la volontà, la determinazione di tante persone non vedenti fisicamente, ma pienamente vedenti con la profondità del cuore e l'apertura della mente. Certi incontri con loro ci hanno davvero stupiti, sorpresi, commossi. Certamente è richiesta in continuità l'attenzione alla loro dignità umana, ai loro diritti perché la loro condizione non diventi mai svantaggiosa a causa di noncuranza, di trascuratezza, né umiliante a causa del paternalismo. È più che comprensibile che Gesù di Nazaret, sempre in mezzo alla gente, incontri anche persone cieche. Il Vangelo di Giovanni 9, 1-41 ci racconta uno di questi incontri con un uomo cieco dalla nascita. Una mentalità che attribuisce a Dio il potere di premiare per il bene compiuto e di castigare per il male compiuto viene messa in discussione dalla condizione di quest'uomo: sarà un castigo a motivo del male compiuto dai suoi genitori? Di fatto è emarginato, costretto a chiedere l'elemosina per vivere, fino a quando incontra Gesù che ne prende a cuore al situazione; con un po' di fango ottenuto impastando un po' di terra con la sua saliva spalma gli occhi di quell'uomo: è un segno molto importante, è un contatto fisico che annulla la distanza dell'emarginazione; l'indifferenza ormai scontata di chi lo conosce. Dopo che va a lavarsi alla piscina di Siloe, come Gesù lo ha invitato a fare, per la prima volta vede le persone, l'ambiente, le cose. Una novità, anzi tante novità straordinarie. La gente che lo conosce è sbalordita e gli chiede che cosa e come si avvenuto: si tratta di una curiosità più che di coinvolgimento e partecipazione. Lui racconta; come fa anche con i farisei che lo interpellano. Osservanti scrupolosi della tradizione e della legge, essi non partecipano alla gioia di quell'uomo che ha cominciato a vedere; difendono il sistema religioso e subito osservano che il giorno della guarigione era di sabato e quindi quell'azione non si sarebbe potuta compiere: "quest'uomo non viene da Dio perché non rispetta il sabato". Ma l'uomo che ha cominciato a vedere afferma: "Non è possibile che un peccatore faccia miracoli così straordinari". Gli uomini delle istituzioni non vogliono ammettere che prima era cieco e ora vede; si tratterebbe infatti di rimettere radicalmente in discussione il loro sistema di ordine che separa ed esclude in nome di Dio. Non constatano con apertura di cuore e di mente questa possibile, constatabile novità! Anche oggi nelle istituzioni, anche religiose, si preferisce mantenere e difendere gli assetti piuttosto che ammettere la novità che con la sua profondità e autenticità rimette in discussione, provoca dei cambiamenti. Gli uomini delle istituzioni, in particolare della religione, chiamano anche i genitori di quell'uomo per sentirsi raccontare da loro la storia di quel figlio; per paura rispondono in modo scontato. Poi insistono di nuovo con quell'uomo; gli richiedono ancora una volta il racconto circostanziato dei fatti. Lui chiede ironicamente se vogliono diventare suoi discepoli ed evidenzia il segno: "Non si era mai sentito finora che uno abbia dato la vista ad un uomo nato cieco. Se lui non venisse da Dio non potrebbe farlo, perché Dio non ascolta i malvagi, ma ascolta chi lo rispetta e fa la sua volontà". La reazione nei suoi confronti è dura; non possono accettare le considerazioni di un uomo segnato dalla cecità fin dalla nascita. E lo cacciano fuori dalla sinagoga: il sistema religioso allontana un segno della bontà di Dio. Cacceranno sul Golgota Gesù. Anche oggi il sistema religioso caccia persone anche se sono umane, sensibili, disponibili, solo perché "diverse". Gesù incontra quell'uomo sapendo che lo hanno buttato fuori dalla sinagoga: prima, da cieco, era emarginato e mendicante; ora da vedente è un segno inaccettabile per il sistema, tra Gesù e lui si vivono la fede e l'affidamento dentro alla storia. Ai farisei così dice: "Se foste ciechi, non avreste colpa; invece dite: - Noi vediamo - così, il vostro peccato rimane". È la presunzione di vedere che rende ciechi. |
PUBBLICATO 04/04/2011
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