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Lo sviluppo acrese mediante l’ etica politica dei tarallucci e del vino…

Francesco Paterno
Foto © Acri In Rete
Le varie branche delle scienze politiche da tempo si stanno soffermano sul concetto di sviluppo locale inteso principalmente come sviluppo dal basso, in quanto pensare oggi ad uno sviluppo politico e sociale proveniente dall'alto e rimanere ancorati a strategie politiche democristiane e cattocomuniste nell'era del federalismo fiscale, sarebbe un errore che si presume non porterebbe a nessun vantaggio in termini di sviluppo e forse anche di crescita economica.
Volendo trasferire il discorso da una descrizione generale ad una descrizione particolare, inevitabile sembra riportare in questa sede, al fine del discorso, domandarsi quale etica dello sviluppo è vigente ad Acri. Il declino che affligge l'intera vita economica e sociale di Acri non è da attribuire certamente all'attuale giunta né tanto meno a quelle passate, in quanto la crisi che si manifesta nelle zone di montagna è abbastanza generalizzata e quindi non si ferma solo sui confini del territorio acrese. Però come ben sappiamo, le scienze politiche come tutte le altre scienze, sono in costante evoluzione (Gelmini permettendo) e queste sostanzialmente ci offrono l'occasione di spingerci verso nuove forme di governance che vanno oltre l'ordinaria amministrazione fatta dal controllo dei conti pubblici.
L'impressione è che ad Acri né la cittadinanza né la classe politica sia interessata ad avviare un moderno modello di amministrazione sfruttando risorse territoriali e capitale sociale o meglio incentivando uno sviluppo locale che potrebbe passare principalmente attraverso coinvolgimenti di reti di relazioni sociale, partecipazione, accrescimento delle competenze, cooperazione, sfruttamento delle risorse culturali e paesaggistiche. Mi chiedo quindi a tal proposito, come sia possibile che un paese come il nostro utilizzi il concetto di sviluppo locale strutturandolo quasi esclusivamente su quello che io amo chiamare "politica dei tarallucci e del vino".
Riadattando questa espressione, mi riferisco allo sviluppo del territorio che passa esclusivamente attraverso la saga del maiale, delle salsicce, delle castagne ecc., della grande partecipazione dei cittadini alle feste in piazza dove il politico neo eletto offre panini e vino, alle cene e al tesseramento di alcuni partiti politici che sono diventati occasione e strumento di grande festa, entusiasmo, e forse speranze per chissà che cosa altro. Lo scopo dello sviluppo locale è soprattutto sviluppo ed enfasi sul capitale sociale, accrescimento delle relazioni, partecipazione, sviluppo culturale, sviluppo economico e sociale sul territorio attraverso le risorse latenti, e tante altre cose di cui questo paese sembra disinteressarsi.
Voglio solo sottolineare: dov'è la partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa del paese? Che tipi di relazioni sociali e organizzative si sono sviluppate? Che vita sociale svolgono i giovani?
Ci hanno tolto la partecipazione attraverso lo spostamento del consiglio comunale da svolgersi in mattinata ma ai cittadini non interessa niente; il piano di rientro prevede la chiusura del reparto di ginecologia e ostetricia e la protesta è stata fatta da poche persone, al contrario di S.Giovanni in Fiore dove tutta la cittadinanza ha reagito energicamente; gli spazi culturali dei giovani acresi non vanno oltre ai bar del centro città ma a nessuno interessa; i dati relativi allo spopolamento passano in secondo piano perché a questi si preferisce i dati relativi ai tesseramenti dei partiti e tanti tanti altri problemi che si manifestano attraverso l'impoverimento culturale della città. Problemi che quindi passano in secondo piano perché aimè ad Acri quello che conta di più è la partecipazione alle relazioni sociali fondate sui "tarallucci e vino" .

PUBBLICATO 14/03/2011

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