Disagi nelle scuole per gli alunni disabili L'allarme lanciato dalle associazioni.
Rosanna Caravetta
A lanciare l'S.O.S l'"Anglat", l'associazione nazionale legislazioni andicappati trasporti, che da anni lavora con impegno e costanza per garantire il diritto alla mobilità dei disabili, unitamente all'associazione "Raggio di Sole" che raccoglie, invece, le testimonianze e gli sfoghi dei tanti genitori che ogni giorno convivono con il dramma di figli colpiti da handicap gravi o meno gravi. Al centro del contendere la loro battaglia comune: l'integrazione, o meglio, nel caso specifico, la presunta mancanza di adeguati protocolli di integrazione dei disabili nelle scuole cittadine. È allarme, dunque, per le famiglie che purtroppo, guardano alla scuola come ad un luogo di formazione che «allontana ed espelle il disabile anziché accoglierlo e renderlo partecipe». Mancherebbe nelle sedi scolastiche, ad avviso di queste famiglie, un preciso e adeguato metodo di intervento. Eppure la legge 104 del 92 "Legge Quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate" che raccoglie e integra tutti gli interventi legislativi fatti fino a quel momento, diventando il punto di riferimento normativo dell'integrazione scolastica e sociale delle persone con disabilità, non lascia spazio ad equivoci. Riconosce, infatti, e tutela la partecipazione alla vita sociale delle persone con disabilità, in particolare nei luoghi per essa fondamentali: la scuola durante l'infanzia e l'adolescenza e il lavoro nell'età adulta. «Ma nel caso specifico della scuola tengono a precisare i genitori la legge citata prevede un atteggiamento di "cura educativa" che si esplica in un percorso formativo individualizzato, i Pei, alla cui formazione partecipano più soggetti istituzionalizzati, ovvero, consiglio di classe, Asl e genitori. Mai nessuno di noi lamentano le famiglie è stato coinvolto in tutto ciò e si è finito, così, sempre e solo a discapito dei nostri figli, con il considerare l'insegnante di sostegno come l'unico docente a cui affidare l'integrazione dei ragazzi». Insomma, a quanto pare, più che di integrazione le famiglie sono convinte si stia invece realizzando l'esatto contrario, un fenomeno disintegrante, un fenomeno che porta ancor più il bambino a chiudersi e a vivere la scuola come una punizione anziché come un momento di crescita e socializzazione. Ma adesso queste mamme e papà, spinti dall'amore incondizionato per i loro figli, non ci stanno più. Denunciano e protestano affinché i diritti dei più piccoli non vengano lesi e si attui quella cultura della cura, dell'attenzione e della solidarietà che, oggi, sembra venir meno. «Qualcuno sa spiegarci dove iniziano e finiscono i diritti e i doveri dei docenti e , soprattutto, dove iniziano e finiscono quelli dei nostri ragazzi?». Infine, l'appello di queste famiglie a non essere più lasciate sole, prive di qualsiasi strumento e aiuto, a combattere quella che dovrebbe essere, non solo la loro battaglia, ma la battaglia di tutti. Fonte: "Gazzetta del Sud" del 14-01-2011. |
PUBBLICATO 16/02/2011
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