Se non ora quando?
Angela Maria Spina
Stavolta quindi voglio pensare che il dibattito apertosi nel paese, tendenzialmente manicheo talvolta “guelfo o ghibellino”, sappia qualificarsi trasversalmente, alla propria contestualizzazione storica perché è questo che occorre a Ciascuna Donna, presente in piazza o solo idealmente partecipe. La mobilitazione nazionale che Difende la Dignità e Libertà delle DONNE dagli angusti spazi di organizzazione e partecipazione femminile nel nostro paese, è la stessa istanza internazionale che attraversa le piazze del mondo, Amsterdam, New York, Tokio, Parigi, Bruxelles, Boston, Jakarta, Seoul, Washintgon, una voce globale - di difesa delle Libertà non solo di genere ma delle libertà Umane universalmente riconosciute. Occasione per collegare idealmente, tutte le capitali mondiali, piuttosto che, le provincie dimenticate del mondo, nell’afflato di uomini e donne, in favore del Rispetto e per la Dignità di ciascuna persona Donna o Uomo. E’ dunque francamente inspiegabile la reazione <allergica E’ francamente inaccettabile l’Uso Strumentale delle donne, che diventa Abuso tutte le volte che gli attori protagonisti del disfacimento culturale, politico, democratico, violano le nostre intelligenze inchiodandoci al silenzio all’ignoranza; travolgendo questo paese nell’onda scandalistica di festini e opinioni improprie su indagini giudiziarie, per dare immatura rappresentazione degli ossimori. Tutti perdiamo qualcosa, e nell’eternizzazione dell’attimo continuiamo a perderla anche attraverso le vite degli altri, anche in quelle delle giovani residenti dell’Olgettina. L’articolo 3 della tanto vituperata Costituzione italiana, richiama alla garanzia di condizioni di vita tali da consentire a ogni persona di partecipare alla vita sociale e alla sfera pubblica senza esserne ristretta in ruoli e funzioni che limitano di fatto la libertà, l'uguaglianza, il pieno sviluppo delle personalità, per questa ragione io difendo me stessa e con me tutte le altre, anche quelle ignare dei rischi. Perciò come non evocare le mancate politiche delle pari opportunità, di governi che accentuano le crisi capitalistiche esasperando criticità storiche che in ogni epoca riguardano sempre e soltanto le donne. Le politiche sociali di governi che rappresentano il “manifesto” contro tutte le libertà delle donne con tagli a servizi sociali, alla scuola, alla sanità e agli enti locali caricando sulle famiglie e, in particolare, sulle spalle delle donne le disperazioni e i drammi. I recenti attacchi ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, sono solo la più recente ignominia che riporta all'art. 41 della Costituzione, che pone alla libertà d'impresa il limite del perseguimento dell'utilità sociale e della salvaguardia della sicurezza, della libertà e della dignità umana, che disancora le stigmatizzazioni sociali utilizzate per brandire la clave e affievolire i dibattiti, svuotare i confronti specie quelli liberi tra donne, associazioni, nonché quelli con gli stessi uomini. Allora adesso È il momento giusto! Quello in cui tornare a “pensare a ciò che facciamo” (Hannah Arendt) in cui la parola individuale forse anche quella collettiva sulla politica, quella su temi importanti della vita sociale, saprà essere forte, consapevole, libera da falsi moralismi e stereotipi, dignitosa nella scelta dei talenti, non misogina per trovare strade di necessario sviluppo economico ma soprattutto per attivare irrimandabili processi di aperture culturali beneficio di tutti Noi. Dunque “meglio tardi che mai” proprio perché < |
PUBBLICATO 14/02/2011
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