OPINIONE Letto 2451  |    Stampa articolo

Se non ora quando?

Angela Maria Spina
Foto © Acri In Rete
Da anni, nei modi e nelle forme che mi sono proprie, studio e indago la deriva sociale, culturale e politica del paese, tentando di promuovere e insegnare la cultura di genere a intere generazioni di giovani, che nella quasi totalità dei casi mi rendono fiera e orgogliosa delle mie azioni pedagogiche. Un’avventura unica e potente, che scandaglia relazioni e che mi piacerebbe potesse generare anche - magari a lungo o breve termine – qualche Pratica Politica più consistente, per esempio qualcuna che Responsabilizzi tutti sui DIRITTI delle donne. Per mettere in campo temi come la tutela della Maternità, e contro il licenziamento delle lavoratrici in gravidanza; gli attacchi alla legge sull'interruzione volontaria di gravidanza; il boicottaggio per la diffusione della pillola RU486. La legge 40 sulla Fecondazione Assistita; quella del “testamento biologico”. Il tema annoso dei Consultori regionali. La Pratica immorale delle dimissioni in bianco. Gli aspetti intricatissimi della Democrazia Paritaria nei luoghi di decisione. Quelli legati agli Asili Nido e ai Servizi necessari per l’aiuto alle persone inabili e in difficoltà. All'occupazione femminile, alla Parità Salariale fra i sessi che ha peggiorato le condizioni materiali di vita di milioni di donne, lavoratrici, precarie, native e migranti, studentesse/Nipoti e Nonne/pensionate. Agli ostacoli e impedimenti del Lavoro femminile che – come è noto - crea Autonomia e Libertà, Rispetto talvolta Condivisione. L’Educazione e Istruzione nonché i temi dei modelli culturali delle donne, così come la complessità di temi legati a tutte le forme di violenza sulle donne, all’incolumità fisica, alla loro tutela, messa in campo nelle “strutture protette” che attuano misure di protezione, tra difficoltà di sopravvivenza e instabilità, talvolta di inesistenza in territori desolatissimi. Alla faticosa autodeterminazione femminile, indissolubilmente legata a quella di ciascun uomo, marito, figlio, padre e fratello, che intende affermare anche dal basso un bisogno disperatissimo di Partecipazione ed Elaborazione Politica.
Stavolta quindi voglio pensare che il dibattito apertosi nel paese, tendenzialmente manicheo talvolta “guelfo o ghibellino”, sappia qualificarsi trasversalmente, alla propria contestualizzazione storica perché è questo che occorre a Ciascuna Donna, presente in piazza o solo idealmente partecipe. La mobilitazione nazionale che Difende la Dignità e Libertà delle DONNE dagli angusti spazi di organizzazione e partecipazione femminile nel nostro paese, è la stessa istanza internazionale che attraversa le piazze del mondo, Amsterdam, New York, Tokio, Parigi, Bruxelles, Boston, Jakarta, Seoul, Washintgon, una voce globale - di difesa delle Libertà non solo di genere ma delle libertà Umane universalmente riconosciute. Occasione per collegare idealmente, tutte le capitali mondiali, piuttosto che, le provincie dimenticate del mondo, nell’afflato di uomini e donne, in favore del Rispetto e per la Dignità di ciascuna persona Donna o Uomo. E’ dunque francamente inspiegabile la reazione <allergica>di cotali donne e uomini che da questa manifestazione prendono le distanze, poiché il clamore che ne deriva, prima che essere letto in chiave meramente politica, lo è anche, in chiave antropologica, quella cioè di un certo modo di considerare la brutalizzante avvenenza femminile dei <quarti di bella carne giovane> in funzione di una monetizzazione che recide - con colpo ferire - la testa e il corpo delle donne, invitando alla deresponsabilizzazione prima di tutto della relazione col femminile, e poi dei riferimenti valoriali, scippati all’intero mondo civile e alla nostra società. Allora perché censurare la necessità di partecipazione, di parola delle donne, e Non usarla per cercare delle relazioni di voci, idee patrimoni e esperienze, utili internazionalmente a Ridefinire ruolo e condizione delle donne di questi tempi? Perché smettere proprio ora di interrogarsi sugli orizzonti di senso della Questione femminile? Perché quel legame inestricabile tra sessi, non diventa l’occasione per scandagliare il rapporto che è diventato indissolubile di Politica, Potere, Prostituzione, rapporto deforme e ributtante che ha distorto annichilito e paralizzato una certa dimensione privata che ha risvolti pubblici e sociali ancorché nei rapporti uomo donna; e che ha generato un mostro deforme a tre teste, più pericoloso perché (si spera) mortalmente ferito.
E’ francamente inaccettabile l’Uso Strumentale delle donne, che diventa Abuso tutte le volte che gli attori protagonisti del disfacimento culturale, politico, democratico, violano le nostre intelligenze inchiodandoci al silenzio all’ignoranza; travolgendo questo paese nell’onda scandalistica di festini e opinioni improprie su indagini giudiziarie, per dare immatura rappresentazione degli ossimori. Tutti perdiamo qualcosa, e nell’eternizzazione dell’attimo continuiamo a perderla anche attraverso le vite degli altri, anche in quelle delle giovani residenti dell’Olgettina. L’articolo 3 della tanto vituperata Costituzione italiana, richiama alla garanzia di condizioni di vita tali da consentire a ogni persona di partecipare alla vita sociale e alla sfera pubblica senza esserne ristretta in ruoli e funzioni che limitano di fatto la libertà, l'uguaglianza, il pieno sviluppo delle personalità, per questa ragione io difendo me stessa e con me tutte le altre, anche quelle ignare dei rischi. Perciò come non evocare le mancate politiche delle pari opportunità, di governi che accentuano le crisi capitalistiche esasperando criticità storiche che in ogni epoca riguardano sempre e soltanto le donne. Le politiche sociali di governi che rappresentano il “manifesto” contro tutte le libertà delle donne con tagli a servizi sociali, alla scuola, alla sanità e agli enti locali caricando sulle famiglie e, in particolare, sulle spalle delle donne le disperazioni e i drammi.
I recenti attacchi ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, sono solo la più recente ignominia che riporta all'art. 41 della Costituzione, che pone alla libertà d'impresa il limite del perseguimento dell'utilità sociale e della salvaguardia della sicurezza, della libertà e della dignità umana, che disancora le stigmatizzazioni sociali utilizzate per brandire la clave e affievolire i dibattiti, svuotare i confronti specie quelli liberi tra donne, associazioni, nonché quelli con gli stessi uomini. Allora adesso È il momento giusto! Quello in cui tornare a “pensare a ciò che facciamo” (Hannah Arendt) in cui la parola individuale forse anche quella collettiva sulla politica, quella su temi importanti della vita sociale, saprà essere forte, consapevole, libera da falsi moralismi e stereotipi, dignitosa nella scelta dei talenti, non misogina per trovare strade di necessario sviluppo economico ma soprattutto per attivare irrimandabili processi di aperture culturali beneficio di tutti Noi.
Dunque “meglio tardi che mai” proprio perché <se non ora quando?> Affidare a ciascuna di noi e a tutte le agenzie educative, la sensibilizzazione e la costruzione di un argine al dilagare di una cultura misogina, difficilmente riparabile se vissuta come naturale e confermata a certi uomini solo dal delirio del potere che attraverso il controllo della vita delle donne, cerca un senso a ciò che non altrimenti non ne avrebbe. Era urgente quindi uno scatto per <riparare l’offesa> indispensabile a trasformare esistenze irrelate e nebulose; per inaugurare nuovi luoghi di scambio di parole, concetti e contenuti. Era irrimandabile Evocare finalmente pratiche quotidiane di resistenza, di autonomia e di libertà nell’ora e nel giorno stabilito. Era irrimandabile l’iniziativa di migliaia di donne, tantissime nelle piazze italiane, per innescare un processo che mi auguro scuoterà il paese sin nelle viscere a sottolineare quel connotato di forza, di sostanza, di controinformazione su una realtà fatta anche di donne troppo spesso impropriamente e ingiustamente connotate. Perché non basta più portare avanti individuali battaglie di ogni giorno; faticando e sudando in solitudine e silenzio per costruire e valorizzare la propria identità sessuata. Occorre tornare a dare visibilità alla pluralità di voci femminili, nelle 8 piazze nelle strade, in tutti i luoghi, libere da vessilli e stendardi ideologici strumentalizzanti. Perché occorrono gesti di autentica generosità, disponibilità alla collaborazione per un risveglio delle coscienze dormienti, anche nel clamore dell’indignazione, che rendano pubbliche e attive tutte le dimensioni collettive del nostro tempo. In Grado di aggregare attraverso forme nuove e modalità innovative con rispetto e col riconoscimento della dignità, il virus della sana Ritrovata voglia di tornare solidali e rispettose di noi stesse.

PUBBLICATO 14/02/2011

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