RELIGIONE Letto 3296  |    Stampa articolo

Le Beatitudini: progetto e impegno per una nuova umanità.

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
In un momento storico particolarmente complesso si ricercano punti di riferimento e orientamento significativi; ci si interroga su quali siano veramente le dimensioni fondamentali, quelle che valgono e permangono in continuità, oltre i momenti e le situazioni contingenti; come nutrire gli ideali, dove attingere la luce, la forza, il coraggio e la coerenza per attuarli nella storia; come alimentare la speranza; come una fede autentica può contribuire in modo significativo come orientamento, forza interiore e sostegno alla coerenza quotidiana.
Il Vangelo di Gesù di Nazaret (Matteo 5,1-12) è, per così dire, la pregnanza del suo messaggio; in esso si considerano beate, "fortunate" per la percezione e l'esperienza del significato profondo e positivo della vita, le persone che si orientano, vivono, decidono, operano seguendo la prospettiva e la proposta indicata e operando le scelte conseguenti con le quali diventano parti attive, protagoniste del Regno di Dio, del sogno di Dio sull'umanità. Sono "i poveri in spirito", coloro che vivono in modo alternativo all'arroganza, alla prepotenza, alla presunzione. Sono le persone umili che riconoscono di essere creature, non onnipotenti; con le loro possibilità positive, le conquiste acquisite, il bene profuso e insieme con i limiti e le incoerenze; coscienti della precarietà e provvisorietà che si sperimenta nella vita. Chi vive così riconosce che l'unica signorìa è quella di Dio, che con gli altri si può vivere con apertura, accoglienza e condivisione, come compagni e collaboratori nello stesso cammino. Poi, sono le persone che, pur vivendo in situazioni di povertà, oppressione, afflizione, "beati gli afflitti", non se ne lasciano determinare, perché ritrovano la forza interiore per resistere, reagire, rimettersi in moto, in una prospettiva positiva. Tante sono le situazioni e i motivi di tristezza: le condizioni di impoverimento, di violenza, di guerra, di rifiuto e di umiliazione; quelle di malattia e di morte; di delusione e di angoscia. La religione è stata criticata giustamente quando diventa fuga, alienazione dalle condizioni disumane, cercando una sorta di compensazione presente, ma soprattutto futura nel mondo di Dio. La fede, il Vangelo delle Beatitudini propongono tutt'altro: la reazione e la liberazione. E come? Con l'affidamento a Dio che ritorna come forza interiore; con l'accoglienza, la condivisione e il sostegno di persone amiche e solidali; con il recupero di energie interiori personali.
E ancora sono le persone miti, non violente -"beati i miti"- e quelle che costruiscono la pace "beati gli operatori di pace": saranno chiamati figlie e figli di Dio. La pace non è una fra le altre ma la questione decisiva, dirimente. Non è solo l'assenza della guerra, ma è un progetto "shalom" di serenità, di equilibrio con noi stessi, nelle relazioni fra persone, comunità e popoli, con tutti gli esseri viventi. Queste due beatitudini propongono la scelta interiore, del cuore e della coscienza della non violenza attiva che libera dall'inimicizia, che assume le situazioni di conflitto per farle evolvere in modo positivo, collaborando alla costruzione della pace. Certo, questa prospettiva e questo impegno denunciano la produzione, il commercio, l'uso delle armi; le guerre e le loro giustificazioni; chiedono spiritualità e cultura, esigono decisioni istituzionali e politiche.
E ancora, sono considerate beate le persone "che hanno fame e sete della giustizia": che si indignano per le ingiustizie e le denunciano; pretendono giustizia dimostrando giustizia; per essa si impegnano ogni giorno. Com'è possibile ritenersi cristiani e non vivere la fame e la sete di giustizia per tutti? E ancora, sono considerate beate le persone misericordiose, "beati i misericordiosi": quelle che vivono con il cuore sensibile e disponibile e la mente aperta; quelle che accolgono, ascoltano e accompagnano, non vivono di pregiudizi e di giudizi che escludono; pensiamo a chi fa più fatica, a chi è in carcere.
E ancora "beati sono i puri di cuore", cioè le persone che esprimono nelle sguardo, nelle parole, negli atteggiamenti, nelle decisioni le dimensioni che abitano la profondità del loro essere. Si prospetta l'alternativa netta alla menzogna, alla falsità, all'ipocrisia nella nostra vita personale, nella società, nella politica, nella Chiesa. L'ultima beatitudine delinea ed esige la coerenza nell'attuare questi grandi ideali: le difficoltà, le avversioni, i contrasti, l'isolamento, le minacce, le persecuzioni, la morte sono da considerare come conseguenze di queste scelte; la grande ricompensa nei cieli è già oggi presente nel cuore e nella coscienza per la coerenza vissuta. "beati voi…così hanno perseguitato i profeti prima di voi..

PUBBLICATO 05/02/2011

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