La zattera.
sac. Sergio Groccia
Quello specchio d'acqua casalingo, incastonato nella lussureggiante vegetazione, era per loro l'unica risorsa e le famiglie intere vi trovavano impiego. Era una perfetta catena di montaggio familiare: il padre con la sua esperienza di lupo di mare, i figli con la forza della giovinezza e le madri a vendere in paese il frutto del lavoro notturno. Nessuno poteva assentarsi senza inceppare il meccanismo di produzione, anche se tutti avevano nel cuore il desiderio di finirla con quel lavoro faticoso e poco redditizio. Il padre guardava il mare e lo ringraziava, i figli valutavano improba la fatica per una sporta di pesce, le madri bagnavano di lacrime le ceste piene, sognando una vita meno avara per i loro figli. Nessuno però osava lamentarsi, attendendo una svolta che non si profilava neppure all'orizzonte. E le nottate umide erano sempre le stesse, mentre la barca e le reti invecchiavano ogni giorno di più. Gli squarci da rattoppare alle reti lise erano sempre più frequenti, la ruggine avanzava costantemente su quel relitto fatiscente che galleggiava per miracolo e la delusione rattristava il cuore del vecchio padre come quello dei figli, mentre le ceste diventavano sempre più pesanti per le fragili braccia di una madre. A volte sembra che la delusione sia caratteristica di chi non ha trovato lavoro, ma è più forte quella di chi, pur lavorando, non vi trova soddisfazione. Il quotidiano per tutti diventa ogni giorno più pesante, se non c'è qualcosa che rinnova continuamente. E non rinnova solo la sorpresa, rinnova di più una motivazione. Un predicatore dirada la fitta nebbia su quel lago e riaccende l'opaco sole nel cuore di quella gente. Non promette nuovi e moderni pescherecci al vecchio padre né apertura di mercato alla stanca madre né inganna i giovani con prospettive aziendali, suggerisce solo di operare una conversione, un cambiamento interiore, una disposizione nuova dell'animo per iniziare una vita diversa che Lui chiama "Regno dei cieli vicino". Un Regno che si costruisce con il cuore e non con colpi di stato o stratagemmi politici. Un Regno che è personale e non di maggioranza, disponibilità e non comodità, impegno e non assuefazione. Sarà il fascino della proposta o il bagliore di un avvenire più roseo, sta di fatto che i giovani, appena si sentono chiamati da Gesù, lasciano subito tutto e Lo seguono. Rimane attaccato come un'ancora alla vecchia barca solo il padre, mentre la madre, con le braccia conserte, cerca di frenare gli impetuosi sussulti del cuore. "Purché siano contenti!" Si dicono, forse, guardandosi negli occhi, mentre i giovani si allontanano, scalpitando di gioia. Qualcuno finalmente li ha tirati fuori da quell'umidità che aveva ammollato la loro vita e aveva corroso ogni filo di speranza, anche se continueranno a rattoppare reti e a ricucire squarci su di un veliero che non conoscerà più né notte né giorno e che solcherà mari più aperti e secoli senza numero. Forse avevano nel cuore mille progetti, tanti sogni, infiniti desideri, ma erano castelli della fantasia umana... è bastata una voce, un'esortazione, una fiducia che è diventata l'unica grande sicurezza capace di cancellare ogni altra aspirazione. Perché? I sogni umani sono una zattera senza certezze, il progetto di Dio è invece una certezza senza delusioni. L'uomo naufraga tra le acque, Dio vi cammina sopra. La piccola Cafarnao rimarrà come punto di partenza per coordinate sempre più lontane, per porti sconosciuti, per terre sempre nuove. Una rete che il tempo e l'usura non smaglia e che ancor oggi continua ad avviluppare uomini di ogni lingua, colore, nazionalità, conquistati dalla proposta cristiana. Sognavano un orizzonte più aperto nei confronti di quell'angusto mare di Tiberiade ed hanno trovato la vastità del mondo. Sognavano ceste di pesci e un giorno ne allineeranno undici, colme di avanzi, nonostante un popolo numeroso. Sognavano di liberarsi dall'umidità di quella bagnarola ed hanno trovato il calore di una luce abbagliante. Il vecchio padre, che ha visto calare a picco la sua fatiscente barca, attenderà invano di rivedere il ritorno dei figli, magari con la fortuna a seguito. La madre non abbasserà le braccia conserte, sperando di far percepire l'abbraccio materno ai figli lontani che un predicatore fantasioso ha portato via. Mentre gli occhi di quei giovani ancora increduli, che avevano visto la luce vera del mondo, continueranno a comunicare dovunque la gioia del Regno. Una sola certezza rincuora tutti... stanno facendo ciò che non hanno mai sognato, perché Dio li ha chiamati! (Vangelo: Matteo 4,12-23 ) |
PUBBLICATO 22/01/2011
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