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L’Italia Unita: un forte impegno morale dei posteri.

Francesco Foggia
Foto © Acri In Rete
Giordano Bruno Guerri, nel suo recente saggio "Il sangue del Sud, Antistoria del Risorgimento e del brigantaggio", inizia le Conclusioni dell'opera riportando quanto Dostoevskij appuntava, negli anni settanta dell'Ottocento, su una pagina del suo "Diario di uno scrittore". Lo scrittore russo, a pochi anni dalla realizzazione dell'Unità d'Italia, scriveva le seguenti riflessioni:

Per duemila anni l'Italia ha portato in sé un'idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un'idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l'idea dell'unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un'idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l'arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l'Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? E' sorto un piccolo regno di second'ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, (…) un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un'unità meccanica e non spirituale (cioè non l'unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second'ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!
Noi tutti, in Italia, stiamo appurando l'ulteriore decadenza dell'idea di Nazione subentrata 150 anni fa a quella universale "capace di riunire il mondo", coltivata, secondo Dostoevskij, per duemila anni. E tale tendenza al ribasso della stessa idea di Nazione, che verifichiamo impotenti giorno per giorno, non è nemmeno da addebitare alle speculazioni "di una mente di gabinetto" politico!
Queste sono "speculazioni" di menti degenerate dall'individualismo più esasperato, che privilegiano l'insolenza al confronto e alla discussione, lo sberleffo al rispetto della persona e delle Istituzioni, la meschinità alla dignità, la violenza alle conquiste civili, la menzogna e la forza alla Giustizia.
L'Italia, forse, queste speculazioni le ha sempre patito fin dai giorni della sua "unità sabauda" (il suo Meridione per primo e poi tutta intera durante il fascismo) ma le ha ridimensionate e vinte solo dalla fine della seconda guerra mondiale con la Resistenza, la proclamazione della Repubblica e con l'approvazione della Costituzione.
Oggi, nonostante queste turpi mire, farcite da interessi personalistici, mi conforta il pensiero che qualsiasi "avventurismo politico" padano-lombardo non potrà mai compromettere una conquista fortemente voluta dal popolo! Perché gli italiani hanno pagato a caro prezzo la loro democrazia.
Un monumento ai caduti su Monteisola (Brescia) riporta una scritta che esprime la riconoscenza e il forte impegno morale dei posteri di coloro che hanno creduto nei valori civili e democratici:

"Per come sono morti,
coloro che ci hanno lasciato,
non sono degli assenti, ma degli invisibili,
tengono i loro occhi pieni di gloria
fissi nei nostri pieni di lacrime
".




PUBBLICATO 14/01/2011

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