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Il fiume...

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
Tutto scorre, diceva Eraclito ed aveva ragione.
Scorre il tempo, scorre la vita come scorre l'acqua di un fiume, ignara e frettolosa di arrivare chissà dove. Forse corre perché ha fretta di arrivare alla quiete di un mare, dal quale spera di risalire ancora una volta alle vette del cielo e di lì ricominciare nuovamente la discesa.
Ha fretta, perché sa che solo la quiete le permette di risalire in alto.
E' lo scivolo della natura che, giocando e danzando, lavora e collabora anch'essa per il bene dell'umanità.
Ed è sulle sponde di un fiume che ora vogliamo fermarci un poco per assistere a quello che avviene tra il gorgoglio delle acque, mentre Giovanni accoglie la gente che a lui si rivolge, desiderosa di purificazione.
L'aveva convinta che bisognava depositare le scorie del passato, le incrostazioni dell'umanità, i peccati che si portava addosso, per prepararsi a ricominciare una nuova avventura.
Accorreva a lui numerosa, grazie alla sua predicazione, che con voce tuonante aveva fatto prendere coscienza del proprio stato. E' rivelando i focolai d'infezione che viene voglia d'igiene.
Il fiume è il luogo ideale per spolverarsi e per affidare alla corrente le proprie impurità. Ed è per questo che Giovanni sceglie la complicità di un fiume per ripulire i suoi connazionali e prepararli all'arrivo "del più forte", che si metterà a capo di uno stuolo purificato al quale proporrà di vivere della forza umile di Dio.
Quante miserie porterà via l'acqua del Giordano, consegnando tutto all'immondezzaio di un mare, che, non a caso, si chiamerà Mar Morto.
Morto per la mancanza di vita, e morto per l'accumulo di miserie affidate alla corrente dai battezzati di Giovanni, ma anche dai battezzati di tutta la cristianità.
Tra la gente, composta e silenziosa, scende in acqua anche un uomo non bisognoso di purificazione. Il setaccio di Giovanni, che conosce bene melma e pietrisco, si ferma meravigliato davanti al luccichio dell'oro, e non si sente di affidare alla corrente quel segno di purezza. Di qui nasce la meraviglia e la conseguente richiesta di essere invece battezzato da Gesù.
Ma Colui che ha accettato in pieno l'umanità vuole che si compia anche su di Lui quel gesto che accomuna e caratterizza gli uomini, il gesto della purificazione, benché non ne abbia bisogno.
"E' giusto che sia così!"- ribadisce.
Un gesto di umiltà non fa mai male, anzi quel gesto, che è stato la caratteristica della nascita e che sarà la caratteristica di tutta la sua vita, diventa il primo momento ufficiale di sottomissione che culminerà ancora con l'acqua, non sul capo, ma sui piedi degli Apostoli e di un Pietro ribelle, che se ne convincerà solo alla minaccia di non far parte con Lui nel Regno.
L'umiltà diviene così la carta d'identità del cristiano e il biglietto d'ingresso al Regno.
Il Giordano svuota da quell'orgoglio che i fiumi dell'Eden non avevano saputo trattenere.
Ma sarebbe ancora poca cosa, e per giunta dannosa, se il vuoto rimanesse tale, ed è per questo che i cieli si squarciano e lo Spirito scende e vi si annida, come una colomba, senza prepotenza, senza alterigia, con delicato fruscio d'ali, completando l'opera iniziata con lo svuotamento.
Il vuoto è l'abitacolo idoneo al nostro Dio, che non ama gareggiare, usurpare e competere con nessuno, manco con l'uomo. Ama invece collaborare, coabitare da buon coinquilino e servire per la piena realizzazione della creatura.
L'umiltà di Dio diventa la forza vitale di Gesù e, per mezzo di Lui, anche dell'uomo, che pur continuerà ad essere tentato di agire per superbia.
Gesù "non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta": tutti segni di una dolcezza sconosciuta agli arroganti figli di Adamo!
Da quel giorno lo Spirito aleggia sulle sponde di quel fiume attendendo di riempire l'umanità di Figli suoi, cioè di umili servitori dei fratelli.
Il battezzato non esce pulito e vuoto dall'acqua, ma ripieno dell'umile Dio. E il compiacimento del Padre non sarà per la pulizia operata, bensì per l'innesto della sua stessa vita.
E' Figlio di Dio non chi si è lavato, ma chi si è riempito di Lui. Il Battesimo ha l'effetto straordinario di accoglierci unti di umanità e restituirci puliti e tonificati, non come dalla mano di un esperto massaggiatore né come da un moderno idromassaggio, ma dallo Spirito di Dio che ci dona la dignità di Figli.
Peccato che ci si possa immergere una sola volta!

PUBBLICATO 10/01/2011

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