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“Buonu venutu tu e lu Bomminiellu”.

Franco Bifano
Foto © Acri In Rete
... ed anche quest'anno Natale è scivolato via. E' da un po'(confesso) che non mi ci ritrovo più in questa festa. Troppo frenetica, troppo consumistica, troppo sprecona.
Quanto mi piaceva, invece, questo periodo quando ero bambino, qualcosa di magico avvolgeva il mio rione. Intanto non c'era bisogno di appendere le lucine elettriche, avevamo uno scintillio di luci naturali sempre intorno. Erano gli occhi luminosi della gente del Casalicchio, persone meravigliose come i miei vicini di casa (Nunziatella a Bellina - Cristina e Patacca - cumma Finita e Sgagliuni) che con un sorriso illuminavano anche la notte più buia. Gente di un'altra epoca che ti voleva bene e alla quale volevi bene senza riserve. Dai primi giorni di dicembre era tutto uno spettacolo. Si incominciava con la preparazione dei dolci tipici, in cui tutti venivano coinvolti, bambini compresi. Anzi i veri "protagonisti" eravamo proprio noi piccoli ai quali veniva poi affidato il delicato compito della distribuzione per tutto il rione. La frase tipica che dava il via all'operazione (nel mio caso) era "Francù va porta si cullurielli a mammata".
Tutti, ma proprio tutti, ricevevano i "dolci" perché erano sempre graditi e comunque segno di buoni auspici. Anche i più burberi del rione ricevevano il pacchetto perché neanche a loro, in quei giorni, poteva essere fatta questa "meada crianza".
Era la dolcezza di gesti in fondo semplici e l'affettuosità che li accompagnava, perché fatti con il cuore, che contribuiva a rendere magica anche l'aria che respiravi nel mese di Natale.
Dalla raccolta della legna, che cominciava già dal mese di novembre per accendere il fuoco che accoglieva la nascita, già si intuiva una sorta di predisposizione ad essere ancora più disponibili, più generosi del solito pur in ristrettezza di risorse. Nessuno rifiutava, ad esempio, di dare il suo pezzo di legno, anche quando ne aveva pochi per le proprie esigenze, anzi quando ti presentavi alla porta ti sentivi accogliere con "buonu venutu tu e lu Bomminiellu". Senza contare la condivisione del cibo quotidiano. Ricordo il viavai delle mitiche polpette con scambi da una casa all'altra perché quello che cucinava una famiglia, ovviamente, dovevano assaggiarlo anche i vicini e cosi via. Giorni indimenticabili.
Non sono sicuro che per i bambini di oggi questi giorni resteranno memorabili, sommersi come sono da troppe cose, a volte superflue. Certo fare paragoni credo sia improponibile, sono "due mondi diversi" già nei ritmi, quello attuale corre (pure troppo). Corri per prendere i regali, per ordinare quello che serve per il cenone, per fare il giro degli auguri, per comprare qualcosa di nuovo. Oggi si dispone di possibilità economiche (per fortuna) di gran lunga superiori e di conseguenza non ci si fa mancare nulla, anzi si abbonda proprio in tutto.
L'altro mio mondo viveva in larga parte con molto meno su tutti i fronti, però quel poco che aveva era in condivisione con tutti, così si creava una sorta di ricchezza fatta di solidarietà, a volte di complicità, comunque di affetto, che neanche il tempo riesce a cancellare.
Ci sono persone che attraversano la vita lasciando una scia luminosa come le comete, forse perché alla fine sono destinate a diventare stelle nel firmamento. Ogni sera (chissà) puoi ritrovarle scrutando il cielo, le riconosci perché sai, perché sei certo che sono quelle le più luminose.

PUBBLICATO 05/01/2011

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