Il giallo dell'ospedale.
Piero Cirino
Il governatore calabrese infatti, in quella circostanza, disse che gli ospedali di montagna non avrebbero chiuso. Convocò cioè una conferenza stampa per ribadire ciò che aveva già fatto trasparire presentando, settimane prima, il Piano di rientro dal debito della sanità. A fine dicembre tuttavia Scopelliti ha glissato sulle prestazioni che gli ospedali di Acri, San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli dovranno erogare. In pratica, non chiuderanno, ma, in base a quanto il Piano prevede, questi quattro presidi dovranno ridursi a soli venti posti letto per la Medicina e a un Pronto Soccorso che dovrà dipendere da altri ospedali. Eppure non manca chi ha interpretato il parole di Scopelliti come una rassicurazione circa il futuro dell'ospedale acrese, che, non solo non chiuderà, ma continuerà a mantenere gli stessi reparti e a erogare le stesse prestazioni. Mentre ad Acri sui muri appaiono manifesti dell'amministrazione comunale in cui si sottolinea che "l'ospedale non chiuderà e non verrà ridimensionato", a San Giovanni in Fiore, il cui nosocomio cittadino condivide la stessa sorte di quello acrese, organizzano una manifestazione di protesta per il prossimo 10 gennaio. Delle due, l'una: o il sindaco Gino Trematerra sa qualcosa che altri non sanno e che comunque Scopelliti non ha detto; oppure a San Giovanni in Fiore sono così sospettosi da non concedere la benché minima fiducia al governatore, sebbene la città sia guidata da un'amministrazione di centro - destra. In ogni caso, ad Acri nessuno si è ufficialmente preoccupato di chiedere lumi al primo cittadino e di sapere a quale fonte abbia attinto per sprigionare un simile ottimismo. Se per davvero, così come scritto sui manifesti dell'amministrazione comunale, l'ospedale civile "Beato Angelo" non subirà processi di ridimensionamento, risulta datata anche la questione Ostetricia e Ginecologia. Per la chiusura di questo reparto, prevista originariamente per il 10 dicembre scorso, in zona cesarini è stata concessa una proroga di tre mesi. Dire che l'ospedale manterrà gli stessi standards attuali significa che le acresi potranno, anche dopo il nove marzo 2011, continuare a far nascere i loro figli ad Acri. Pure questa tuttavia è una interpretazione, perché anche qui non esiste nulla che abbia il crisma dell'ufficialità, ma solo una conferenza stampa che lascia spazio a dubbi e misteri. Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 04-01-2011. |
PUBBLICATO 04/01/2011
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