Dissesti idrogeologici… dal Veneto alla Calabria. "Le strategie per affrontare i danni".
Piero Nunzio Fusaro
Per prevenire tali dissesti, bastano due cose: "monitoraggio del territorio (fiumi, eventi franosi, ecc) e messa in sicurezza delle aree. Per quest'ultima, i Comuni, le Province e le Regioni hanno difficoltà a intervenire in breve tempo, perché le opere di messe in sicurezza, come sappiamo, richiedono tanto denaro e, visti i tempi, ci sono altre priorità, non si riesce a intervenire con urgenza e, come sempre, bisogna aspettare. Per il monitoraggio, invece no". In effetti, "lo prevede il metodo Augustus (regolamento della protezione civile) e inoltre per la Regione Calabria è predisposto, dal 29/03/07, ai sensi del D.Lgvo 112/98, della legge n. 401/2001, della Legge regionale n.4/1997 e della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004 e s.m.i., il Sistema di Allertamento regionale per il Rischio idrogeologico e idraulico ed è cura dei Comuni, la redazione di un Piano Comunale Speditivo di Emergenza, che renda i Comuni in grado di conoscere i rischi presenti nel proprio territorio e di programmare gli interventi necessari in caso di evento calamitoso, e ogni sindaco essendo la prima autorità di protezione civile comunale è obbligato a rispettare e operare in tal senso. Il monitoraggio costa poco, si può fare non solo istallando apparecchiature elettroniche che analizzano il territorio in ogni istante della giornata e trasmettendo dati geologici di ogni genere, ma anche semplicemente, con operatori mobili che, in caso di elevate precipitazioni di piogge che fanno allertare la macchina della protezione, si può osservare a occhio nudo e con tecnici preparati, la situazione delle zone a rischio che sono descritte nei nostri piani di protezione civile comunali e almeno ci lasciano il tempo per eventuali evacuazioni, salvaguardando così almeno vite umane, limitando i rischi di danni a cose". Nello specifico, "queste unità, previste nei piani di Protezione Civile, chiamati U.T.M.C. (unità tecniche mobili comunali) sono formate da una squadra con un tecnico comunale, un vigile urbano e due volontari tecnici di Protezione Civile, che devono essere allertati già dai primi minuti in cui la sala operativa comunale riceve un fax di allerta meteo ed essere a disposizione per il monitoraggio delle nostre aree a rischio del territorio. Tutto questo può funzionare solo se esiste una centrale di Protezione Civile comunale coordinata, che conosce i regolamenti ed applica il "Piano", non solo in caso di terremoti ed eventi più gravi, ma anche in stati di allerta meteo che possono provocare dissesti idrogeologici come sta avvenendo in queste prime piogge invernali". |
PUBBLICATO 11/12/2010
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