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Mieli difende tv e giornali.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
Guai a chiamarlo direttore, perché ama definirsi uno storico al servizio del giornalismo e guai a parlargli male della televisione e dei giornali attuali, perché, "in fondo, c'è qualcosa da salvare." Paolo Mieli, presidente della Rcs Libri, è nella cittadina silana per ricevere il Premio Padula, sezione giornalismo e per partecipare al dibattito su "informazione e democrazia". L' ex direttore del Corsera e de La Stampa, si distingue rispetto agli altri, è realista non catastrofista, difende l'attuale informazione e, anzi, invita tutti a prenderne atto.

D. Senta Mieli, ma le piace il Grande Fratello?
R. Non ho detto questo ma se fa audience significa che molti di noi ci trovano qualcosa di buono.
D. Ma poi nella realtà i giovani emulano gli attori.
R. Questo è sbagliato, come in tutte le cose occorre prenderne solo le parti migliori.
D. Dicono che i giornali a breve spariranno.
R. E' il prezzo che paghiamo dalla tecnologia. Tra dieci massimo quindici anni sarà tutto on line.
D. Che significa fare buona informazione?
R. Intanto a chi la fa deve essere garantita la democrazia. La funzione della stampa è quella di sollecitare anche in maniera brusca i signori della politica perché facciano il loro mestiere e dovere.
D. Ma spesso dietro a ogni giornale ci sono poteri forti e tutto diventa difficile.
R. Occorre tallonare anche quelli per fargli imboccare la strada giusta. La comunicazione è uno strumento indispensabile ecco perché i poteri si occupano di giornali, di tivù, di reti telematiche.
D. Qual è il legame tra informazione e democrazia?
R. Devono andare a braccetto perché dove non c'è una non può esserci l'altra.
D. Ieri si è parlato anche di Unità di'Italia e di Mezzogiorno.
R. Sono felice che la Fondazione Padula abbia scelto questo tema perché in tal senso la situazione è drammatica.
D. E come se ne esce?
R. Solo parlandone ma a più voci.
D. Letteratura e giornali. Si dice che siano scomparsi la terza pagina, il libro, la critica letteraria.
R. E' vero, in molti casi sono argomenti relegati alla fine del giornale. Sono scomparsi i critici letterari di spessore e quelli che ci sono non incidono.
D. Tra dieci giorni Berlusconi chiederà la fiducia alla Camera. Che succederà?
R. Può anche ottenerla ma sarà sempre un governo fragile.




PUBBLICATO 04/12/2010

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