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Gencarelli, si cercano i complici.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
«Vi state sbagliando, non ho ucciso Natale Sposato». L’ha ripetuto più volte ai pm titolari dell’inchiesta Ferdinando Gencarelli, 50 anni, l’impiegato dell’Ufficio Tecnico del Comune di Acri (Cs), da martedì in stato di fermo con l’accusa di aver ucciso, il 26 settembre di due anni fa, il compaesano Natale Sposato, 35 anni, noto come “Lupin”. L’interrogatorio, davanti ai pm Salvatore Di Maio e Adriano Del Bene, della Procura di Cosenza, si è svolto martedì pomeriggio. E’ durato tre ore e l’indiziato ha professato la propria innocenza.
Oggi, sempre nel pomeriggio, si svolgerà l’udienza di convalida, questa volta dinanzi al gip Lucia Angela Marletta, del tribunale di Cosenza, la quale dovrà decidere se, per come richiesto dai pm, convalidare il fermo ed emettere la contestuale ordinanza di custodia cautelare in carcere. Gencarelli, difeso dall’avvocato Angelo Pugliese, del foro bruzio, è accusato di aver ucciso Sposato con due colpi di fucile calibro 12 perchè gli aveva rubato delle noci. Un furto di circa 15 euro, che sarebbe costata la vita al povero “Lupin”, ucciso davanti casa, in contrada Pietremarine di Acri.
Sono stati i carabinieri di Rende a notificargli il relativo decreto di fermo. Ma la storia è tutt’altro che chiusa. Gencarelli, questa l’ipotesi degli inquirenti, sarebbe stato protetto da alcuni investigatori, in particolare quelli che sono entrati in azione subito dopo la commissione del delitto. Di mezzo ci sarebbero alcuni carabinieri, tra cui un ufficiale. I due pm stanno effettuando accertamenti per valutare se hanno effettivamente insabbiato le indagini o se siano incorsi in gravi errori investigativi, come quello di restituire a Gencarelli uno dei fucili (legalmente detenuti) che gli erano stati sequestrati dopo l’omicidio senza procedere con gli esami balistici del caso.
Il sospetto «che l’attività investigativa si è scontrataconun complesso di situazioni che hanno ostacolato il tempestivo accertamento dei fatti e l’identificazione del responsabile» è stato tra l’altro avanzato dallo stesso procuratore capo di Cosenza, Dario Granieri, che non a caso ha poi destinato l’indagine a un pool ristretto di investigatori appartenenti al comando provinciale dei carabinieri di Cosenza (agli ordini del colonnello Ferace) e della Compagnia di Rende (agli ordini del capitano Angelo Santo). Si è così arrivati all’incriminazione di Gencarelli, pare incastrato anche da una serie di intercettazione ambientali e dalla testimonianza (resa un anno dopo i fatti) dalla madre della vittima, che pare abbia visto l’omicida in faccia subito dopo l’assassinio. Il procuratore Granieri ha avuto a che ridire anche col comportamento degli stessi familiari di Sposato,che avrebbero ostacolato il corso delle indagini. Per alcuni di essi la morte di “Lupin” sarebbe stata finanche vissuta come una liberazione. Oggi l’incontro col gip. Mentre la Procura è in cerca anche di altri complici.

Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 18-11-2010.

PUBBLICATO 18/11/2010

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