Pecunia non olet...
Franco Bifano
Esiste un istituto che da sempre attira la mia curiosità: l’Istituto Opere Religiose (I.O.R.) di proprietà del Vaticano. Cosa saranno mai queste opere religiose? Intanto, immagini che si tratti di un posto dove operano frati o suore, magari, anziani dove si raccolgono fondi per sostenere le parrocchie, che a loro volta stanno vicino alle famiglie, ai deboli, ai bisognosi. Sbagliato. E’ tutt’altra cosa. E’ una banca. E che banca!! 130 dipendenti, patrimonio stimato nel 2008 in 5 milioni di euro (fonte wikipedia) Allora pensi, una banca di proprietà del Vaticano, strano….però (visti i tempi) se è stata concepita anche con l’intento di concedere mutui a tassi di interessi “umani”, è meraviglioso. Meglio ancora se concessi a giovani coppie (e sono tante) che vorrebbero acquistare la prima casa per tentare di metter su famiglia, cardine principale su cui si deve fondare la società come, giustamente, sostiene la Chiesa. Sorpresa! Non è così…. Allora sarà, comunque, una onlus, quelle società o associazioni che devono chiudere i bilanci in parità, in sostanza non devono far profitti. Ahimè, neanche questo! Ed allora? La domanda sorge spontanea (direbbe il mitico Antonio Lubrano di Mi manda rai tre) che caspita ci faranno con tutti questi soldi? Sicuramente affari, non per nulla lo I.O.R. è stato coinvolto nelle più torbide vicende degli ultimi trent’anni senza che in tutto questo tempo venisse, sostanzialmente, cambiato qualcosa. L’ultima inchiesta che vede coinvolto lo I.O.R. è di poco giorni fa, 23 milioni di euro veicolati, forse, in barba alle leggi antiriciclaggio. Pazzesco! Quante famiglie in difficoltà, quanti giovani coppie si potrebbero aiutare dando loro fiducia, concedendo semplicemente credito visto che le risorse non mancano.. Pecunia non olet. Sbagliavano, secondo me, gli antichi romani, non è vero che il denaro non ha odore. Un certo tipo di denaro è certamente maleodorante, anzi puzza proprio! A volte di corruzione, altre volte di prostituzione, di droga o di traffico d’armi. Lo si dovrebbe sentire lontano un miglio, anche se si è raffreddati (gli spifferi in alcuni palazzi austeri non mancano). Forse, sarebbe ora di rivedere i meccanismi che governano l’ Istituto Opere Religiose e proporre una visione più “illuminata” della gestione del denaro. Intanto per cominciare potrebbe essere utile ripartire dal racconto evangelico del cammello e della cruna dell’ago. |
PUBBLICATO 13/11/2010
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