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Valerio Vigliaturo scrive al sindaco e alla città.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
A circa un mese dalle forti polemiche scaturite dalla sua esibizione a Radio Padania, dove intonò un pezzo della sua canzone “S.P.Q.R.”, Valerio Vigliaturo ritorna sull’argomento e invia una al sindaco ed alla città. Il suo intervento alla radio leghista sarebbe passato inosservato se, oltre che cantante e musicista, è anche il direttore artistico del Museo del vetro Vigliaturo presente in città e collocato nel palazzo Falcone. Giustificabili, quindi, le reazioni del sindaco Trematerra e dei cittadini a cui hanno fatto seguito petizioni popolari e interventi in rete in cui si chiedevano le sue dimissioni. Con la lettera, il Vigliaturo, ribadisce come è andata la vicenda, poi sottolinea il suo legame con la città e l’importanza del museo ma si dice anche pronto a mettersi da parte. “Da parte mia c’è la massima trasparenza e chiarezza e soprattutto la volontà di continuare a lavorare nelle forme che mi saranno consentite per il bene del paese e dell’iniziativa culturale intrapresa”, scrive, “nelle mie canzoni affronto l’attualità e i tasti più dolorosi dell’attività politica e sociale del nostro Paese.
L’occasione che mi si è presentata a Radio Padania,  è stata quella di rompere il conformismo che, a destra e a sinistra, spesso connota l’espressione pubblica e le posizioni politiche. Mi veniva chiesto un autodafé proprio sulla linea della provocazione del ministro Bossi sull’acronimo S.P.Q.R.,  che, peraltro, ha radici culturali che affondano nella notte dei tempi a partire dal duecento con tutta la letteratura satirica. Non era mia intenzione offendere l’identità, i sentimenti e la cultura meridionali, perché anche io sono figlio di questa terra che mi ha dato gli affetti più importanti della mia vita a cui mai rinuncerò e che non sarà certamente una canzone a farmi rinnegare. E’ davvero esagerato che io sia costretto, dopo questi anni di impegno profuso a creare ed avviare una realtà importante come quella del Museo attraverso anche la donazione delle opere di mio padre, gesto compiuto nella più assoluta e incondizionata affezione nei confronti della città, ad abbandonare nell’ignominia questa attività. La mia non è stata una presa di posizione politica, né tanto meno un’adesione a partiti, a formazioni politiche o culturali, si tratta di una canzonetta, di una caricatura, e come tale va valutata. Credo che in questo Paese, inteso come Nazione, ma anche come comunità di cittadini, si stia esagerano nelle tifoserie e nell’uso delle parole a sproposito. Ma se si vuole strumentalizzare questo episodio per compromettere investimenti e sacrifici personali, delle amministrazioni e delle tante persone che in questi anni hanno dimostrato di credere in questo progetto, sono disponibile fin da ora a rassegnare le mie dimissioni e a farmi da parte nel bene di tutti e del Museo. E non mi trincererò dietro agli affetti familiari anche se è chiaro, e ne sono fiero, che il rapporto filiale mi impone un supplemento di cautela
.”

PUBBLICATO 24/10/2010

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