RELIGIONE Letto 3187  |    Stampa articolo

La borsa...

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
Due torri svettavano nel cielo di New York ed erano l'orgoglio del popolo americano, il simbolo della loro salda economia e della potenza. Dall'alto dei 110 piani lo sguardo poteva estendersi e abbracciare tutta la città e... oltre.
Un'ala pilotata da mano terrorista le falcia e distrugge in pochi minuti.
L'umanità si sente offesa, piange le vittime, l'America anche il suo orgoglio... e il televideo annuncia che la "borsa" cala, ma non crolla. E, forse, tanti hanno tirato un sospiro di sollievo solo grazie a questa notizia.
E' sempre importante salvare la borsa!
Apro il Vangelo di questa domenica e, in filigrana, vedo le macerie fumanti e un amministratore al quale si chiede di rendere conto. Ho l'impressione che la storia delle torri sia stata già narrata, come tante altre piccole e grandi del passato. Una storia, che, nonostante la triste e deprecabile esperienza, continueremo a far vivere nella nostra vita, e l'augurio che non si ripeta, probabilmente, rimarrà solo un augurio.
Pochi giorni per dimenticare, pochi per cancellare i segni della distruzione e pochi per ricominciare come prima ad oscillare tra Dio e Mammona.
Fiumi di inchiostro per listare a lutto le città di tutto il mondo e narrare la tragedia, fiori ammucchiati per commemorare le vittime, discorsi di solidarietà a tutti i livelli, dispiegamenti di forze per ricercare i colpevoli, mentre gli equilibri politici, resi ancora più instabili dai sospetti e dalle accuse, rischiano di rinchiudere questa umanità in arroccamenti blindati o in coalizioni di forze che imporranno a tutto il mondo un ritmo che non tutti potranno seguire.
Nuove torri nascono ancora, più solide delle precedenti, più alte di quelle che sfoggiavano le cartoline di Manhattan e la sfida continua... "perché i figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce".
Capisco quanto sia facile esprimere giudizi e anche schierarsi, rimane sempre vero che il fatto non trova giustificazione alcuna per l'assurdità del gesto, per il coinvolgimento degli innocenti, per l'espressione terroristica, per... per..., ma mi rendo conto di quanto siamo distanti e quanto sia difficile e, direi, impossibile attuare gli insegnamenti di Gesù.
Ma se è impossibile tra le nazioni, per l'inevitabile coinvolgimento di forze spesso contrarie e con finalità opposte, credo che questo non giustifichi una resa nel comportamento personale.
Qual è la parola dei cristiani? Che incidenza ha, nella vita sociale, il Vangelo che leggiamo in chiesa? Siamo forse convinti che in simili circostanze la nostra parola sia fuori posto? Se fosse la nostra sarei anche d'accordo, ma non è di Gesù Cristo?
"Procuratevi amici con la disonesta ricchezza" è un invito alla condivisione, alla partecipazione. Non a caso viene chiamata "disonesta" la ricchezza non per come, a volte, la si è procurata, quanto per come la si utilizza.
Ricchezza spesso chiama ricchezza, come povertà sfocia in miseria. Sono le inevitabili conseguenze di chi ha trovato il filone d'oro e riempie i forzieri, e chi invece gratta e setaccia disperatamente terra e solo terra. E la pirateria continua a solcare i nostri mari.
Storia vecchia quanto il mondo e non solo tra le grandi potenze, ma anche nei nostri cortili e nelle nostre case dove il terrorismo non dirotta aerei, ma falcia ugualmente le salde torri della familiarità.
Gli uomini non chiudono gli occhi quando si ferma il cuore, preferiscono tenerli chiusi già in vita nei confronti della condivisione, perché se li aprissero per tempo si farebbero degli amici e godrebbero in vita e in morte.
Lo diceva anche Manzoni: "Se si pensasse più a far bene che a star bene, si finirebbe tutti per star meglio".

PUBBLICATO 20/09/2010

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